
Le grandi nuvole nere che incombono sul cielo della capitale sembrano messe lì quasi apposta per annunciare il suo arrivo, in una cornice tetra che avvolge idealmente l'Ippodromo delle Capannelle. Prima che il protagonista faccia il suo ingresso in scena, ci pensano The Charm The Fury a riscaldare gli animi con il loro potentissimo metal dalle tinte groove e hardcore. Si tratta della prima volta in Italia per gli olandesi, ragion per cui la band capitanata da Caroline Westendorp sale sul palco con la voglia di spaccare il mondo. Nella setlist ci sono ovviamente molti brani dall'ultimo disco "The Sick, Dumb and Happy", anche se i suoni non ne rendono giustizia. I fan di Manson sembrano comunque apprezzare molto le doti del quintetto, incuriositi soprattutto dallo scream e il growl della giovane cantante. Nel finale anche una citazione ai Metallica con un passaggio di "Seek & Destroy".
Dopo le dovute operazioni di cambio palco, arriva finalmente il momento tanto atteso. Un grande telo nero nasconde l'allestimento scenografico alimentando la curiosità del pubblico, nel frattempo "The End" dei The Doors - di cui Manson non ha mai nascosto la propria infinita ammirazione - dà il segnale che si sta per partire. Quando letteralmente cala il sipario, davanti agli occhi abbiamo una sorta di immagine dantesca: luci rosse e fumogeni sono il set da cui appare la band come in un film horror, l'attacco è con la nuova "Revelation #12". Prima impressione va subito ai suoni: il volume generale sembra piuttosto basso, ma gli strumenti (soprattutto le chitarre) sembrano quasi superiori alla resa in studio. Qualcosa però non convince, ed è paradossalmente la voce. Da qui in poi andrà avanti un duello tra Manson ed il microfono (che spesso getterà a terra) lasciando spesso nel dubbio che il problema sia solo di natura fonica o personale. Diplomaticamente diciamo tutti e due, anche se a volte la sensazione è che il cantante fatichi in alcuni passaggi critici.

Tutti problemi che vengono facilmente dimenticati con la doppietta "This Is The New Shit"/"mOBSCENE", apertura micidiale dell'album "The Golden Age Of Grotesque". Se non bastasse questo a scaldare gli animi, ecco seguire l'incipit di "Mechanical Animals" composto da "Great Big White World" e "The Dope Show". "L'ultima volta che ho suonato a Roma mi hanno arrestato" - ricorda scherzosamente Manson in un momento di pausa - "Cosa ho fatto? Solo mostrato il mio pene in pubblico". Lo spettacolo raggiunge uno dei suoi picchi al suo ingresso in scena sui trampoli per l'immancabile cover degli Eurythmics "Sweet Dreams (Are Made Of This)". Lo è altrettanto per "Disposable Teens" e "The Beautiful People", introdotta dal Reverendo con un simpatico siparietto emulando la parte di batteria picchiando sul basso di Twiggy Ramirez. Curioso che solo a fine concerto, a partire dalla nuova "SAY10", i volumi generali si assestino ad un livello più consono ad un live del genere. E' invece del tutto inaspettata l'uscita di scena dopo una bellissima versione di "Coma White". Manson lascia cadere il microfono per l'ennesima volta a terra e sparisce nel buio del backstage al termine di un concerto dalla durata al di sotto delle aspettative generali (solo 14 canzoni in totale). Capricci da rockstar forse, ma anche questo fa parte di un personaggio coerente in tutto quello che fa.
SETLIST
Revelation #12
This Is the New Shit
mOBSCENE
The Dope Show
Great Big White World
No Reflection
Sweet Dreams (Are Made of This) (Eurythmics cover)
Disposable Teens
We Know Where You Fucking Live
Deep Six
The Beautiful People
SAY10
The Reflecting God
Coma White