Myles Kennedy - Year Of The Tiger Tour 2018
19/07/18 - Teatro Romano di Ostia Antica, Roma


Articolo a cura di Cristiano Tofani
Si ringrazia Giovanni Ausoni per la collaborazione
 
 
Un live acustico è da sempre dispensatore di forti emozioni e indiscusso fascino: se poi il protagonista è una star la cui voce già da tempo risulta impressa nel cuore e nelle orecchie dei fan, ebbene, lo spettacolo è di certo assicurato.
 
Myles Kennedy, messi in pausa gli Alter Bridge, e con la nuova uscita frutto della collaborazione con Slash e i Conspirators alle porte, ha dedicato il 2018 al suo solo project, non dimenticando però del tutto gli album che lo hanno portato alla ribalta nel corso della carriera. Dopo la tappa di Milano, tocca alla Capitale ospitare un nuovo concerto del cantante statunitense: un set dal vivo che si rivelerà entusiasmante e impreziosito oltretutto dalla location, definita dallo stesso artista "magica", dal momento che mai avrebbe pensato di potersi esibire in un luogo così carico di storia. Stiamo parlando del Teatro Romano Di Ostia Antica, che, circondato da una vasta area archeologica, ha offerto al pubblico degli scorci capaci di rendere l'atmosfera davvero suggestiva.
 
Ad aprire la serata ci ha pensato Dorian Sorriaux, chitarrista dei Blues Pills, reduce dal recente battesimo solista con la pubblicazione di "Hungry Ghost". Il musicista francese sale sul palco alle 20 e raccoglie da subito i favori della folla presente che si gode una performance da brividi, nella quale il suono dolce della sei corde del transalpino è perfetto per animare una platea in trepidante attesa di Kennedy.
 
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Sono appena le 21 quando dagli scavi si inizia a scorgere la sagoma del singer degli Alter Bridge che si appresta a salire sul palco. I primi quattro brani in scaletta sono tratti da "Year Of The Tiger": se in "Devil On The Wall", che dà il via allo show, è facile riconoscere un Kennedy legato alla tradizione hard rock, "The Ghost Of Shangri La" mostra l'aspetto più introverso dell'artista che gli astanti apprezzano palesandogli sempre un forte calore. Ma la serata non sarà dedicata solo al lavoro solista. Tra i pezzi iniziali infatti trova spazio una rilettura di "Standing In The Sun", intonata in coro dai presenti ed estratta da "Apocalyptic Love", disco del 2012 nato dalla collaborazione con Slash. Non sarà naturalmente l'unica reinterpretazione in scaletta: non manca molto per ascoltare "Addicted To Pain" degli Alter Bridge, anch'essa eseguita solo chitarra e voce e che assume un colore totalmente diverso dall'originale. Gli schemi sul palco sono ben delineati; a ogni cover Myles viene lasciato solo, mentre a ciascuna canzone del repertorio personale tornano basso e batteria, ed è così che con "Turning Stones" ricompare la band di supporto. Non c'è alcun dubbio sulle capacità del cantante di Boston di intrattenere la moltitudine: riesce ininterrottamente a mantenere alto il contatto, tra aneddoti, racconti o un semplice "grazie mille" che segna il passaggio da un brano all'altro, a rammentare come il suo legame con il pubblico italiano è comunque molto stretto. 
 
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Un lungo giro di chitarra ci introduce a una sorpresa: è "The Trooper", il classico degli Iron Maiden, che in versione acustica diverte e fa cantare tutto il teatro. In pochi lo ricorderanno, ma Kennedy ancor prima dei successi con gli Alter Bridge, quando Tremonti & co. erano ancora completamente impegnati nei Creed, era conosciuto per un gruppo alternative rock dal nome The Mayfield Four, il cui batterista lo sta accompagnando nel corso di questo tour. Proprio quando si avvicina la parte conclusiva del programma, arriva la cover dalla sua vecchia band sostenuta esclusivamente dalle percussioni: "White Flag". Uno dei momenti più attesi e sicuramente più emozionanti arriva di lì a poco. Myles, di nuovo solo sul palco e chitarra in mano, attacca le prime note di "Wonderful Life" degli Alter Bridge e l'urlo della torma è indescrivibile. Ma subito dopo lo è, probabilmente, anche di più. Il nostro  concede una doppietta con "Watch Over You", tentando di ricostruire lo stesso clima creato un anno fa sempre a Roma, ma in quel dell'Orion. L'effetto è pazzesco e il coro sui ritornelli difficilmente potrà essere dimenticato. "World On Fire", dall'ultimo disco con Slash, proprosta in chiave acustica, provoca un esito alienante, ma forse è solo perché si fa fatica a rimuovere il suono dell'iconico chitarrista dei Guns dalla testa. Chiude il set la title track "Year Of The Tiger", ma non c'è nemmeno il tempo del consueto attimo di riposo: durante i saluti il pubblico inizia a implorare "one more song" a cui Myles Kennedy non può sottrarsi, imbracciando nuovamente la chitarra e regalando una versione travolgente di "All Ends Well". A chiudere definitivamente l'eccellente prestazione provvede "Love Can Only Heal", splendido arrivederci di un artista in grado di lasciare, con il calore della propria voce, un'impronta indelebile su una serata meravigliosa.
 
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Clicca QUI per la fotogallery completa dell'evento.

 

Setlist:

 

Devil On the Wall
The Great Beyond
Ghost Of Shangri La
Standing In the Sun (Slash feat. Myles Kennedy & The Conspirators cover)
Haunted By Design
Addicted to Pain (Alter Bridge cover)
Turning Stones
Blind Faith
The Trooper (Iron Maiden cover)
White Flag (The Mayfield Four cover)
Wonderful Life (Alter Bridge cover)
Watch Over You (Alter Bridge cover)
Travelling Riverside Blues (Robert Johnson cover)
World On Fire (Slash feat. Myles Kennedy & The Conspirators cover)
Year Of The Tiger

Encore:

All Ends Well (Alter Bridge cover)
Love Can Only Hea
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