Pixies - UK & Europe Tour 2019
11/10/19 - Paladozza, Bologna


Articolo a cura di Dario Fabbri

Tra le band più influenti del fondamentale periodo tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 è impossibile non annoverare i Pixies di Black Francis. Un gruppo che ha fatto dell'irregolarità del suono, della sperimentazione e della commistione di generi i propri punti di forza. Nonostante il passare del tempo e l'evoluzione del sound, i fan italiani del gruppo si sono fatti trovare numerosi, riempendo progressivamente gli spalti e il pit del Paladozza di Bologna, dimostrando ancora una volta che il tempo passa, ma l'affetto per questa leggendaria band statunitense no.

 

Dopo una mezz'ora abbondante d'attesa, ecco salire sul palco i Blood Red Shoes, band indie rock inglese che ha il compito di scaldare per bene i presenti. Anche se sconosciuti alla stragrande maggioranza delle persone, i quattro riescono subito a fare breccia con le iniziali "Elijah" e "Howl", ricevendo abbondanti applausi dal pubblico. A mettere la ciliegina sulla torta, però, è la conclusiva "Colours Fade", il cui lungo outro composto da chitarra e batteria fa uscire di scena la band inglese in modo trionfale.

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Subito dopo la discreta esibizione dei Blood Red Shoes, c'è giusto il tempo di preparare il palco e gli strumenti prima dell'arrivo dei Pixies. Di fronte a un Paladozza ormai gremito di persone, la band entra in scena con estrema puntualità. I quattro musicisti propongono subito la nuova "St. Nazaire" (preceduta dalla breve cover "Cecilia Ann" che ha fatto da apripista), canzone che sembra non aver conquistato i presenti: ci penseranno però le successive "Bone Machine", "Break My Body" e "Gouge Away" a far scatenare il pubblico, raggiungendo un primo apice con la celebre "Hey", accolta da un vero e proprio boato ed eseguita magistralmente dalla band. In generale, ciò che è appena avvenuto non è stato un caso isolato: a ogni canzone proveniente da "Surfer Rosa", "Doolittle" e "Come On Pilgrim" il pubblico si infiamma, mentre i brani del nuovo "Beneath The Eyrie", suonato quasi per intero, sono accolti da una maggior diffidenza, fatta eccezione per i singoli "On Graveyard Hill" e "Catfish Kate" e in parte la stupenda "Silver Bullet".  Canzoni che hanno fatto la storia del rock ormai 30 anni fa e nuove proposte, perennemente intrecciate tra di loro durante il concerto: i ritornelli dei classici "Monkey Gone To Heaven" e "Here Comes Your Man" sono cantati da praticamente tutto il pubblico e Black Francis all'unisono, mentre le nuove "Daniel Boone" e "In The Arms Of Mrs. Mark Of Cain" vengono eseguite talmente bene da ricevere applausi convinti anche da chi ancora non le conosce. Sotto le luci che cambiano in continuazione tra una canzone e l'altra (o anche durante la stessa), i quattro musicisti hanno suonato quasi incessantemente per poco meno di due ore, non rivolgendo praticamente mai la parola ai presenti: la formula è quella di proporre un brano dopo l'altro dai punti più disparati della discografia della band. Prima del finale devastante, è il turno della celeberrima "Where's My Mind?", accompagnata da un gradevole gioco di luci e dal coro del Paladozza, di una riuscitissima cover di "Winterlong" di Neil Young e di una serie di nuovi brani firmati Pixies ("Death Horizon", "This Is My Fate", "Ready For Love"). Dopo una trentina di pezzi, forse qualcuno si aspetta un finale più sobrio: ed è qui che i grandi protagonisti della serata se ne escono con i pezzi più pesanti del repertorio, da "Isla De Encanta" a "Dead" passando per "U-Mass", "Crackity Jones" e "Tame". Questo è il momento in cui band e pubblico letteralmente esplodono, con le urla di Black Francis che accompagnano il pogo dei fan. Un crescendo notevole che si conclude in modo esemplare con la storica "Debaser", accolta dalle urla dei presenti, la canzone viene cantata a squarciagola da tantissimi (a sorpresa, anche di più rispetto a "Where's My Mind?") mentre i nostri la suonano in modo frenetico, con un'energia contagiosa che si è sparsa immediatamente per tutto il palazzetto bolognese. 

 

Dopo un concerto così intenso e una "Debaser" difficilmente dimenticabile, i Pixies si congedano salutando un pubblico più che soddisfatto. Guardando ai singoli, oltre all'enorme Black Francis, ha fatto un'ottima impressione Paz Lenchantin, la nuova bassista e seconda voce della band, con un'esibizione davvero di livello, mentre Joey Santiago (chitarra) e David Lovering (batteria) hanno eseguito una performance senza sbavature. Dovendo tirare le somme, un live così energico, preciso e consistente (le canzoni suonate sono state più o meno 40) non era facile da immaginare. L'unica nota a margine è la disparità di trattamento riservato alle nuove canzoni rispetto a quelle dei primi album, forse sarà solo una questione di tempo e anche le prime verranno assimilate dal pubblico dei Pixies. Andando oltre a questo dettaglio, è necessario sottolineare che lo spettacolo proposto dai Pixies e l'immutato affetto del pubblico italiano dopo tanti anni di carriera non possono in alcun modo lasciare indifferenti. 

 

Pixies setlist

Cecilia Ann (cover The Surftones)

St. Nazaire 

Brick Is Red

Bone Machine 

Break My Body

Gouge Away 

On Graveyard Hill

Caribou 

Monkey Gone To Heaven

Hey

Wave Of Mutilation 

No. 13 Baby

Here Comes Your Man

Los Surfers Muertos 

Nimrod's Son

Mr. Grieves 

Bird Of Prey

Daniel Boone 

Cactus 

Death Horizon 

Where's My Mind?

Winterlong (cover Neil Young)

Ready For Love 

All The Saints 

In The Arms Of Mrs. Mark Of Cain

The Holiday Song

Blown Away 

Havalina 

Silver Bullet 

U-Mass 

Isla De Incanta 

Crackity Jones 

Dead 

This Is My Fate 

Catfish Kate 

Rock Music

Tame 

Head On (cover The Jesus And Mary Chain)

Debaser 




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