Sabaton - Heroes On Tour
10/02/16 - Estragon, Bologna


Articolo a cura di Eleonora Muzzi

Sarà anche stata una bellissima giornata di sole, ma appena questo è sceso il parcheggio dell'Estragon s'è trasformato in una sorta di gelida landa desolata costellata da automobili, ma una volta entrati il freddo non conta più, è solo ora di un po' di sano power metal dai toni bellicosi. Letteralmente.

 

Sotto al palco e di fronte al bar c'è un tema ricorrente: l'abbigliamento mimetico. Ci sono anche persone in divisa completa di berretto, gli anfibi fioccano e anche chi ha solo un paio di semplici pantaloni camo pare far parte di un piccolo esercito pronto a marciare. C'è fermento sotto palco e nel momento in cui gli ungheresi Wisdom mettono piede sul palco, gli animi si scaldano.

 

La prima cosa che notiamo è che i cinque sono costretti a suonare su un palco molto sacrificato per via dell'enorme piattaforma (per ora coperta) che costituisce la base per la batteria dei Sabaton, e che sono tutti molto vicino alle spie. Lo stretto corridoio in cui sono costretti a sostare mina parecchio la mobilità e di conseguenza la presenza scenica della band. Più spazio per muoversi, dato il genere proposto - un power metal a metà strada tra gli Helloween e i Rhapsody Of Fire senza orchestra - avrebbe giovato moltissimo.

 

Autodefiniti ugliest band in the world e band piena di teste di cazzo - in italiano - offrono circa quarantacinque minuti di power non esaltante ma ben costruito e suonato, abbastanza circoscritto nelle sue regole autoimposte. C'è da dire che di energia ne trasmettono parecchia, l'accostamento ai Sabaton come loro opening act è ben azzeccato. Non risplendono di luce propria ma per scaldarsi un po' dopo la coda fuori al freddo e bersi una birra in compagnia vanno più che bene.
In sostanza: buoni opener, il pubblico è caldo anche se sfortunatamente scarno. Hanno avuto il risultato sperato.

 

 

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Quando tocca ai Sabaton però è tutto un altro discorso. Nel momento stesso in cui salgono gli svedesi sul palco l'atmosfera nel locale cambia completamente, si scalda e elettrizza.
Sulle note di The Final Coutdown (si, per davvero) salgono sul palco trionfanti con un carro armato che funge da postazione batteria dietro alle spalle. E fin dalle prime note di "Ghost Division" è palese che gli svedesi sono al top della forma.


L'effetto è devastante, anche su un palco così piccolo. Le esperienze pregresse coi Sabaton di chi vi scrive sono legate ai festival con grandi palchi, ma anche così su un palco piccolino l'effetto è quello di un carro armato. Anzi, di cinque carri armati. "Uprising", "Midway" e "Got Mitt Uns" (in svedese eseguita senza Joakim Broden) sono micidiali.

 

 

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Brano dopo brano non sembra esserci tregua per la macchina da guerra, addirittura "Carolus Rex" infiamma il pubblico neanche parlasse di un regnante italico al posto del visionario sovrano svedese a cui è dedicato l'intero concept album con lo stesso titolo.


C'è anche spazio per qualche siparietto comico divertentissimo prima di "Swedish Pagans" e si ricomincia senza sosta. Più che un concerto pare una guerra, per davvero e non solo perchè siamo quasi tutti in anfibi e tenuta mimetica ma anche perchè il ritmo incalzante tenuto sul palco è come una marcia.


La cosa più bella è che benchè spesso trattino di temi abbastanza pesanti (basti pensare a quante canzoni sono state dedicate dai Sabaton alle resistenze durante la Seconda Guerra Mondiale o ad eventi devastanti come Hiroshima e Nagasaki) la band non ha paura di infilarci anche quel tocco di goliardia che rende tutto più divertente. Ad esempio la pausa bagno del vocalist in cui il chitarrista Thobbe Englund accenna a "Winds Of Change" e il pubblico gli va dietro senza battere ciglio.
Si ripende subito a gran velocità però. Uno dei brani preferiti dell'ultimo album, "To Hell And Back" fa tremare la struttura tanto la gente salta.

 

 

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Chiudono dopo un brevissimo encore "Night Witches", l'amatissima "Primo Victoria" e "Metal Crue", per un concerto che più che una esibizione live è una chiamata alle armi e una lezione di storia allo stesso tempo.


Una lezione però che non ti dimentichi e a cui partecipi più che volentieri. Non un momento di sosta, se non stai cantando stai ridendo o saltando perchè sul palco sanno intrattenere meglio di certi comici alla TV.


Concerti come questi, anche se un po' limitati dall'assenza di effetti pirotecnici, lasciano comunque lo spettatore di buon umore, anche se la mattina dopo ci si deve alzare alle sei per andare al lavoro o a scuola.


Ottima prova per questa calata italica degli svedesi. Dovrebbero venire più spesso.




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