Satyricon - European Tour 2017
07/10/17 - Zona Roveri, Bologna


Articolo a cura di Eleonora Muzzi

I Satyricon sono una certezza che non delude mai sul palco. I Suicidal Angels sono delle giovani macchine da guerra che, con i loro alti e bassi su disco, dal vivo offrono sempre e comunque uno spettacolo più che piacevole. Messi insieme, la serata è assicurata.


E Zona Roveri è piena fino all'orlo! La coda per i ritiri biglietti online o per fare la tessera Arci necessaria per l'accesso al locale è lunghissima e arriva fino in strada, tanto che purtroppo molti riescono ad assistere solo alle ultime battute dello show dei Suicidal Angels. La band si conferma, tuttavia, una vera furia sul palco e apre la serata nel migliore dei modi.


E per esperienze pregresse non ci aspettiamo niente di meno dai Satyricon, anzi, l'asticella del "giudizio" si alza molto, molto in alto. Riusciranno i norvegesi ad arrivarci e perchè no a superarla? Sì. Ci riescono e lo fanno con una facilità mostruosa. Già dall'intro strumentale si sente l'elettricità nell'aria, l'energia pronta a esplodere dagli amplificatori piazzati attorno al piccolo palco del locale bolognese. Nella penombra raramente rischiarata dalle luci sul palco, in mezzo al denso fumo (che a fine serata si è trasformato in una delle peggiori nebbie da concerto che abbiamo mai visto) Satyr, Frost e compagnia si scatenano e tirano fuori un live magistrale, a partire dal lato tecnico, con suoni eccellenti e performance da manuale. Tanti anni on stage in  tutto il mondo spargendo il proprio algido, misantropico verbo hanno reso i Satyricon dei veri e propri metronomi, a proprio agio qualsiasi pubblico si ritrovino ad affrontare, sia esso specificamente lì per loro, sia in caso di una platea più eterogenea come nei grandi festival.

 

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La band si esibisce per oltre un'ora e mezza complice una setlist appagante concentrata per ovvie ragioni sul nuovo album "Deep Calleth Upon Deep", ma che estrapola brani da quasi tutte le pubblicazioni dei norvegesi esclusi "Dark Medieval Times", "The Shadowthrone" e "Rebel Extravaganza". In media quindi due pezzi per ciascun disco preso in considerazione tanto che lo spettacolo in corso sul palco è anche vario abbastanza da mantenere sempre alta l'attenzione. Miracolosamente ci sono pochissime mani alzate con cellulari e macchine fotografiche e molte di più impegnate a sorreggere bicchieri di birra o di cocktail d'ogni risma mentre si fa headbanging.

 

I brani storici sono ovviamente i più rodati e non ci metteremo sicuramente a discutere del loro impatto live anche perché, dopo oltre vent'anni, disquisire della grandiosità musicale ed emozionale di "Mother North" dal vivo è inutile: sberla a manrovescio era ai tempi dell'uscita e sberla a manrovescio rimane ora. Tuttavia quello che interessava maggiormente era sentire come le tracce dell'ultimo album avrebbero reso live. Il risultato è stato più che positivo: i nuovi brani sembrano prendere nuova vita e appaiono ancora più imponenti rispetto alle loro incarnazioni incise su disco, specie la title track e "Midnight Serpent".

 

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Inevitabile soffermarsi sull'apprezzatissima "The Ghost Of Rome", sempre estratta da "Deep Calleth Upon Deep", corroborata dalle parole di Satyr: "Noi (norvegesi) abbiamo i vichinghi, voi Italiani avete i Romani, entrambe civiltà scomparse ma che ci hanno lasciato molto, sia come "semplici" costruzioni in rovina sia a livello spirituale". E per questo ringraziamo.

 

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