Ma andiamo con ordine: forti del successo ottenuto lo scorso marzo ai Magazzini Generali di Milano, i The Struts sono tornati in Italia per un mini tour di due date: il 25 maggio al Vox Club di Nonantola e ieri, 26 maggio, all'Orion di Ciampino, appunto. C'era tanta curiosità, dunque, per questa prima esibizione romana degli autori di "Young & Dangerous", certamente tra le uscite rock più interessanti dell'ultimo anno. Sulle scene da appena un decennio - lasso di tempo relativamente breve - i quattro hanno letteralmente bruciato le tappe grazie alla pubblicazione di due dischi capaci di ottenere un discreto successo ma, principalmente, grazie a una carriera live che li ha portati a condividere il palco con nomi altisonanti quali Rolling Stones, Foo Fighters, Guns n'Roses e The Who. Proprio Dave Grohl (non uno qualsiasi, insomma) li ha definiti "la miglior band di apertura che i Foo Fighters abbiano mai avuto". Parafrasando il titolo del loro ultimo full-lenght potremmo definirli giovani, pericolosi e dannatamente in gamba. Basti pensare che le due hit più conosciute, quelle che li hanno definitivamente lanciati agli occhi del grande pubblico, "Body Talks" e "Primadonna", a neanche un anno dalla pubblicazione su Youtube hanno - ad oggi - rispettivamente 2,3 milioni e 1,2 milioni di visualizzazioni. Numeri, questi, che non possono essere ignorati.
Sono da poco passate le 21.00 quando si spengono le luci e Adam Slack (chitarra), Jed Elliott (basso) e Gethin Davies (batteria) salgono sul palco, accendono gli ampli, fanno rullare i tamburi e spianano la strada all'ingresso trionfale di Luke Spiller, indiscusso leader della band. L'accoppiata iniziale è da urlo: sono proprio "Primadonna" e "Body Talks" a esaltare i circa 400 fan italiani che, per tutta la durata del concerto, hanno cantato a squarciagola ogni singolo brano. La perfetta esecuzione delle prime due canzoni in scaletta ha lanciato un messaggio chiaro e inequivocabile: gli spettatori assisteranno a un grande serata. La dimensione live è quella che il gruppo predilige, e ne dà chiarissima dimostrazione con una prestazione precisa, intensa e straordinariamente adrenalinica: vengono eseguite "In Love With Camera", tratta da "Young & Dangerous" e subito dopo "Fire", anche questa di recente pubblicazione. "The Ol' Switcheroo" e l'anthemica "One Night Only" non lasciano un secondo di tregua ai fan desiderosi di scatenarsi con i propri beniamini che, dal canto loro, riversano anima e corpo in ognuno dei brani proposti. L'alternarsi di pezzi più recenti con quelli più datati (se cinque anni di vita per una song sono tanti...) rendono chiaro come il percorso di questi ragazzi sia stato un continuo crescendo. Aspetto, questo, tutt'altro che scontato per una band agli esordi. Quanti gruppi si sono bruciati o non hanno saputo mantenere le aspettative dopo un buon disco d'esordio o, meglio ancora, un paio di singoli azzeccati? Tanti, decisamente tanti. Quasi da lista infinita, verrebbe da dire. La maturità di Spiller e soci sta proprio in questo, cioè nell'avere un'idea ben chiara circa il sound da proporre. Poco importa se lo stesso attinga a piè mani dai nomi più blasonati del genere, se è citazionista un po' ovunque e se il singer si rifà alla gestualità di Mick Jagger e Freddie Mercury (due nomi a caso); i The Struts si divertono e fanno divertire. Nel 2019 non è cosa da poco. Inoltre, la presenza in sala di numerosi ragazzi, alcuni dei quali molto giovani, è un segnale importante e incoraggiante allo stesso tempo. Il ricambio generazionale tra il pubblico, infatti, è un qualcosa che serve come l'ossigeno a una scena, quella italiana, che deve recuperare un ruolo di prestigio all'interno del panorama della live music europea.
Se cercate l'originalità i The Struts forse non fanno per voi, ma se avete voglia di scatenarvi sulle note di brani accattivanti, ben composti, orecchiabili e divertenti, allora dovete tassativamente dar loro l'opportunità di conquistarvi. E lo faranno, credetemi. I cori di "Where Did She Go", vero e proprio inno da cantare all'unisono, fanno saltare tutto l'Orion prima di concedere il palco agli special guest della serata: i Maneskin. La band arrivata seconda alla penultima edizione di X-Factor fa una breve apparizione sul palco per eseguire "Jumpin Jack Flesh" degli Stones in compagnia dei colleghi e amici inglesi. Siparietto simpatico e divertente. E' tempo di bis e una versione acustica di "Don't Stop Me Now" dei Queen riprende in mano la setlist prima di concludere lo show con altri due pezzi. Si, sentiremo a lungo parlare dei The Struts.
Setlist:
01. Primadonna
02. Body Talks
03. Kiss This
04. Il Love With Camera
05. Fire (part. 1)
06. Dirty Sexy Money
07. The Ol' Switcheroo
08. One Night Only
09. I Do It So Well
10. Mary Go Round (acoustic)
11. Jumpin' Jack Flesh (Rolling Stones cover)
12. Put Your Money On Me
13. Where Did She Go
14. Don't Stop Me Now
15. Ashes (part. 2)
16. Could Have Been Me