The Winery Dogs - Tour 2016
14/06/16 - Market Sound, Milano


Articolo a cura di Cristina Cannata

Rocking in the rain.

 

Mai frase fu più appropriata per descrivere quello che è successo lo scorso martedì sera al Market Sound di Milano. Protagonisti assoluti sono i The Winery Dogs, super band formata da tre colonne del rock: Richie Kotzen, Billy Sheehan e Mike Portnoy, di nuovo in tour per promuovere "Hot Streak", seconda fatica dalla loro nascita.

Sotto un cielo grigio che ha progressivamente aumentato l'intensità fino a raggiungere un colorito grigio-nero-scuro-molto scuro-minaccia, il compito di riscaldare gli animi e di accompagnare le preghiere di "non pioggia" del pubblico è stato affidato ai torinesi Be The Wolf, giovani militanti dell'hard rock, energici e frizzanti, dal sound semplice e catchy. La band è in grado di attirare l'attenzione dei presenti e di incuriosirli, strappando loro la promessa del "devo riascoltarli meglio quando arrivo a casa".

Nel frattempo il pit si popola di fan arrivati da ogni parte dell'Italia -quella di Milano è stata infatti l'unica data nel nostro bel paese di questa nuova fase del tour; la precedente aveva vantato un grandioso sold out in quel di Roma-  e qualche goccia inizia a spiaccicarsi in fronte, ma si è confidenti che quel nuvolone andrà presto via. Puntuali come un orologio svizzero, fanno la loro comparsa sul palco i The Winery Dogs. Tutti ai propri posti e...Ready, steady, go. Si inizia con "Oblivion", primo brano di "Hot Streak", seguita a ruota da "Captain Love" e dalla titletrack cantate-urlate da tutti i presenti. Ciò che si nota a primo impatto è la straordinaria armonia-sintonia che i tre son riusciti a creare, mostrando al pubblico tutta la potenza pura di un vero e autentico power trio. Ognuno mette in luce e presenta la sua impeccabile bravura a livello tecnico: Kotzen con i suoi riff e la sua voce limpida e senza sbavature, Sheehan con i suoi giri di basso scorrevoli e complicati, Portnoy con la sua enorme batteria e le sue veloci bacchette (e i suoi sputi magistrali). Eppure nessuno sembra mettersi in luce più degli altri, anzi, quello che si ottiene è un risultato finale maggiore rispetto alla semplice somma delle parti, un plus valore chiaro ed evidente.

Da dove emerge questo plus valore lo capiamo dai siparietti singoli che i tre ritagliano nell'intero show, a partire dal brano acustico "Fire" che vede sul palco solo Kotzen e che trasforma a forma di cuoricino gli occhi dei presenti, affascinati dallo scorrere delle sue dita sulle corde e dalla sua voce delicata, limpida, soave e nel frattempo ampissima e profonda. Stesso risultato viene ottenuto con "Think It Over", che vede però l'artista accompagnarsi con il suo fidato Hammond.

 

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E' il turno poi di uno dei batteristi più apprezzati a livello mondiale, il mitico Mike Portnoy che durante tutto lo show delizia i presenti con i suoi lanci acrobatici di bacchette (che non sempre riesce a recuperare) e i suoi colpi velocissimi e potenti, alla Portnoy insomma. Nel suo assolo mostra prima l'enorme maestria -che già tutti conosciamo più che bene- nella forma tradizionale, per poi far divertire il pubblico alzandosi in piedi e iniziando a percuotere con le sue bacchette tutto ciò che gli capitava per la via: prima suonando la batteria da davanti, poi percuotendo il pavimento, le aste dei microfoni, i microfoni e persino anche il povero Hammond di Kotzen non è stato escluso.

Anche Shennhan da spettacolo di sè, in un assolo di basso dai giri magistrali, veloci, complicati, impigliati, potentissimi. Tanto complicati che ad un certo punto non si è riusciti più a seguirli, ma che vengono osservati con profonda ammirazione dai presenti.

 

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I brani si susseguono uno dopo l'altro e sono in grado di tenere costante e a livelli altissimi l'asticella dell'attenzione: il pubblico ha gli occhi puntati religiosamente sul palco, e le ugole perennemente in uso. Nel frattempo il tanto temuto temporale si abbatte sulle teste, aumentando progressivamente la sua intensità. Eppure nessuno dei presenti fa una piega: si continua a guardare, ad ammirare, a sentire, a cantare e a saltare.

Proprio per via della forte pioggia, la finta conclusione dura pochissimo: la band ritorna subito sul palco con "Desire", in cui i tre artisti esplodono nella loro impeccabilità e con il tanto atteso "lancio del seggiolino" di Portnoy -che ti viene da provar pena per i poveri piatti-.  La band saluta sinceramente i presenti, ringraziandoli di essersi esposti alle alte possibilità di risvegliarsi con i reumatismi il giorno successivo. Chissà se qualcuno s'è preso un malanno, quel che è certo è che si è sicuramente divertito.

 




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