Questa sperimentazione parte con l’opening act - un concerto per solo theremin a cura di Pamelia Kurstin, che interverrà sporadicamente con questo strumento (che, se non sapete che cosa sia, vi consigliamo di guardare qua) durante l’esibizione dei norvegesi. Un momento di musica che spazia, data la complessità dello strumento, tra una minima ricerca di melodia e di figure ritmiche compiute e tra l’alea più assoluta, dove a quel punto, è solo il gusto dell’esecutore a prevalere, le cui scelte devono cercare di toccare perlomeno le frequenze emotive dell’ascoltatore. La sensazione è che, forse, mezz’ora di concerto con un solo theremin sia un po’ troppa, ma in alcuni frangenti, il trucco è semplicemente chiudere gli occhi e lasciarsi andare all’immaginazione, nel buio quasi completo del Teatro Regio, interrotto solo da qualche luce blu. Sarebbe curioso raccogliere le molteplici impressioni circa le emozioni avvertite dagli ascoltatori durante il concerto della Kurstin, per capire anche l’approccio dello spettatore al theremin, che non è affatto comune.
