Caparezza - Bloomlive @ Carroponte
08/07/11 - Carroponte, Sesto San Giovanni (MI)


Articolo a cura di SpazioRock
Articolo a cura di Antonio Callea

Carroponte, Sesto San Giovanni, si consuma l'ennesimo attacco al sistema dello sciagurato musico molfettese. Il tempo è inclemente, durante il pomeriggio scende anche della grandine, giusto per sottolineare al Testariccia che, nonostante la bassa statura, il piccolo unto dal Signore ha amicizie altolocate o così parrebbe. La location si prepara ad accogliere un bel pubblico decisamente eterogeneo, così appena i Serpenti di Gianclaudia “Clou” Franchini e Luca Serpenti lasciano il palco, le numerose zanzare assetate di sangue, dopo aver deformato il mio cranio privo di scalpo, abbandonano la scena in favore del Capa. Anche i neri nuvoloni gonfi di sacra e punitiva ira svaniscono e qualche stella appare timidamente in cielo, che l'eresia sia "God approved"?!?!

Alla mia destra un gruppo di 16enni urla appena il nero cespuglio appare dall'oscurità, alla mia sinistra due utlra 50enni, una coppia del posto, sorridono e si abbracciano, un'immagine che rende bene l'idea del variopinto seguito del poeta di Molfetta. Il mio socio mi allunga una media chiara ghiacciata, decido di concentrarmi sullo spettacolo, sulla neve che scende nei tre maxischermi, sul babbo natale che saluta accompagnato da due renne e dal classico “Santa Claus Is Coming To Town”. Caparezza è in città, dopo i successi segnati nelle date precedenti, anche al Carroponte si registra un afflusso record, il popolo degli eretici cresce, sembra quasi un morbo. Il signor Salvemini punta molto sull'ultimo album, percepisce con chiarezza l'importanza di martellare finchè il ferro è caldo, così, nonostante l'impianto abbia qualche affanno ed i volumi non siano propriamente adeguati, si susseguono parte dei grandi successi del Sogno Eretico. Diego Perrone è in piena forma ed in “Goodbye Malinconia” regge il confronto con il più blasonato Tony  Hadley. Lo apettacolo è curatissimo, gli allestimenti si avvicendano rapidamente, il Capa cambia pelle più volte: è la morte in “Ti Saluto Mentre Affogo”, un maja ne “La Fine Di Gaia”, il direttore del circo in “Chi Se Ne Frega Della Musica”, il capitano dell'Enterprise in “Vengo Dalla Luna”, da ricordare il megadito medio di Galileo e la ghigliottina triplicata dai maxischermi, un vortice che lascia senza fiato e la lezione si carica di credibilità.

Due ore di divertimento, di professionalità, di dedizione (Capa ringrazia tutti e non dimentica neanche l'autista del camion delle attrezzature),di partecipazione, di riflessione, insomma, un concerto che lascia l'amaro in bocca non certo per la qualità ma per le riflessioni che Caparezza, attraverso l'ironia, riesce ad attivare negli astanti. Si lascia il caldo cemento del Carroponte con il sorriso ma anche con la consapevolezza che oltre il motivetto catchy, superata la barriera delle luci strobo, attraversato il fiume degli applausi, si sia caricato un incomodo autostoppista. Ben oltre la stanchezza per i balli e le urla, si avverte quel peso che molti italiani cercano di abbandonare con cure dimagranti drastiche, con i pilloloni televisivi, con i fumi dell'oppio mediatico ed i fiori di Loto della routine, si torna a casa con quel carico di coscienza sociale che non ha colore, cucita nel quotidiano. Michele Salvemini riesce a parlare ad un target molto vasto proprio perchè non si limita all'implicito, criptico componimento intellettuale ma scende nel particolare e commuove con il classico “Eroe”, con il roccioso “Non Siete Stato Voi” ma è proprio con “Goodbye Malinconia” che si registra il picco più elevato, quando tra il pubblico iniziano a girare sguardi di complicità, dolorosa complicità, quasi a voler dire “come ti sei ridotta in questo stato?”.


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