Un altro pezzo di storia del rock al Gran Teatro Geox: Billy Idol ritorna in Veneto, regione a cui è dichiaratamente affezionato, dopo l'esibizione nell'estate del 2012 a Piazzola sul Brenta. Anche in quella occasione Steve Stevens sul palco con lui, in memoria dei bei tempi andati in cui la differenza tra Punk Rock ballabile ed Hard Rock era relativa e spesso inesistente. Ovviamente il pubblico è la generazione X degli anni '80, che rivede nelle smorfie di Idol gli attimi della giovinezza spensierata. Al Gran Teatro ci sono i presupposti per un evento memorabile: il tendone che respira viene preparato in modalità estiva, per cui la folla è sufficientemente rinfrescata da un moderato circolo d'aria. L'impianto audio, da sempre in conflitto con i volumi delle serate Rock, viene sapientemente controllato dopo i primi difficili secondi di live. Si sfiora il sold out con arrivi da tutto il nord per la seconda ed ultima data italiana del biondo ribelle, già passato per il Rock In Roma, ed ora diretto in Germania. Il tour mondiale del 2014 terminerà il 4 Luglio in Lussemburgo e da quanto visto ieri sera pare che Idol non senta affatto la stanchezza dei frenetici spostamenti, tanto da guadagnarsi onorevoli definizioni: "Quello è fatto della stessa pasta di Iggy Pop" - dice qualcuno alla fine dell'inziale "Postcards from the Past".
La scaletta di Idol è scandita e regolata per mezzo delle hit prodotte coi Generation X, e a ribadirlo è lo stesso frontman che annuncia subito "Dancing With Myself". Prima di "Ready Steady Go" e l'acustica "Sweet Sixteen" Idol, già esibitosi in due piccoli spogliarelli da cui risalta un fisico invidiabile, mette in scena un piccolo recital in cui, vestito con una camicia dei Sex Pistols - iniziò l'avventura musicale come membro dei Bromley Contingent of Sex Pistols fans - racconta alcuni episodi degli esordi e della sua vita in famiglia. Billy Idol, quasi sessant'anni di passione e innovazione, vive ormai di rendita: icona del Punk, artista dannato e poi resuscitato, attore, simbolo sexy, si è costruito il proprio personaggio dalla scena underground londinese alle frequentazioni più improbabili dell'America del Glam.
Ad accompagnarlo ancora una volta è Stevens alla chitarra, e due parole su questo professionista vanno doverosamente spese: Steve, da sempre nei retroscena della storia della musica (decine le sue collaborazioni con Stones, Motley Crue, Micheal Jackson e altri) unisce praticità e virtuosismo. Cambia chitarra ad ogni brano e permette a Billy di rifiatare esibendosi in assoli e siparietti con la folla. Suo un lungo assolo dopo la cover dei Doors "L.A. Woman", resa in una inedita versione Power Pop.
"In the midnight hour she cried more, more, more". Raramente il Teatro Geox esplode. Ieri sera è successo con "Rebel Yell", la canzone più attesa che chiude il concerto prima di "White Wedding" - inizialmente acustica - e "Mony Mony". Fino alla fine il vecchio leone tiene il palco come un ragazzino in balia dell'entusiasmo: Stevens è un ottimo ed infaticabile aiutante, ma anche da solo Idol riesce ancora a stimolare le folle con le sue battute, il suo coinvolgimento, e quella smorfia che lo ha già inserito nel roster delle rockstar.
Scaletta:
Postcards from the Past
Cradle of Love
Dancing with Myself
Flesh for Fantasy
Love and Glory
One Breath Away
Ready Steady Go
Sweet Sixteen
Whiskey And Pills
Eyes Without a Face
L.A. Woman
Guitar Solo
King Rocker
Love Like Fire
Blue Highway
Rebel Yell
White Wedding
Mony Mony