Freschi di uno scoppiettante Festival di Sanremo, con la assoluta necessità di rinfrancare l'orecchio e di ritrovare fiducia nella musica italiana, spesso si torna verso il passato.
Perchè l'Italia di Sergio Sylvestre ed Emma Marrone, un tempo, e forse anche oggi ma davvero occultamente, ha visto protagonisti di una musica ricercata, complessa ma non necessariamente elitaria. E certe volte fa bene ricordarli.
La tanto rimpianta scena prog italiana era rappresentata sì dai vari PFM, Banco, Le Orme che tanto ci piacciono e tanto è facile citare; ci sono però altre realtà che hanno affrontato "il prog" in maniera diversa, magari arrivando alle luci della ribalta per altri motivi, magari contaminandosi. E magari, mai dimenticando l'amore per la musica e per gli strumenti che porta a comporre brani di una certa complessità stilistica senza a tutti i costi voler essere etichettati.
I New Trolls sono stati uno dei più grandi baluardi di questo, della (a volte non tanto) pacifica convivenza fra pop e perizia esecutiva, fra melodico italico e amore per l'imprevedibilità.
E, da buona band italiana, non si sono fatti mancare le innumerevoli scissioni, discussioni, e anche un bel po' di sana sfortuna.
A quasi trent'anni dal terribile incidente che ha colpito Nico Di Palo, storico chitarrista e cantante della band, le varie cellule figlie di disparità ideologiche e legali che componevano la moderna incarnazione di ciò che erano i New Trolls, si sono riunite, per la prima volta.
Ricky Belloni, Gianni Belleno, Giorgio Usai e lo stesso Di Palo, coadiuvati da Andrea Cervetto e Alex Polifrone, compongono i nuovi, definitivi New Trolls, la Notte New Trolls. Resta fuori lo storico membro Vittorio De Scalzi, per le solite questioni personali che tanto hanno dato e tanto sempre daranno al gossip della musica italiana.
La Notte New Trolls, forte della presenza di quasi tutto il nucleo principale e delle cicatrici del tempo passato, può ora permettersi di offrire uno spettacolo senza remore, nè ideologiche nè musicali. E sono anche forti di una intelligenza da sempre caratteristica del loro marchio, i New Trolls, un'intelligenza che sa concicliare la voglia di suonare e di stupire, ancora non sopita, e il realismo che porta ad improntare lo spettacolo con una forte componente nostalgica, consapevoli del pubblico che si troveranno davanti.
La sala del Brancaccio è piena, dopo un lungo video che ripercorre la storia dei New Trolls dal 1967 ad oggi, i New Trolls salgono sul palco per festeggiare il cinquantesimo anno d'esistenza della band; del concetto e dell'idea musicale di essa, al di là delle disunità, delle scissioni e delle persone che vi sono passate.
Con un ingresso che molti giovani, purtroppo in percentuale bassa fra il pubblico, avrebbero fatto bene a guardarsi, i Notte New Trolls dichiarano subito l'intento di proporre uno spettacolo molto improntato sul suonare: la chitarra di Ricky Belloni è in primo piano, le voci diventano strumenti, gli intermezzi saranno numerosi e pieni.
E, nell'atmosfera di un Brancaccio soffuso, fa il suo ingresso Nico Di Palo, accompagnato dietro la sua postazione sulle tastiere.
Il solo ingresso di Di Palo scioglie tutti i dubbi (alcuni legittimi) dei detrattori ma anche dei fan più intransigenti. Il pubblico esplode: la forza dello spettacolo dei New Trolls è la PRESENZA di Nico Di Palo. Non la chitarra che da anni è impossibilitato a suonare, e che Belloni e Cervetto maneggiano da Dio; non la tastiera dietro cui si appoggia, nè gli storici acuti.
La potenza di Nico Di Palo è nella sua presenza e in quello che rappresenta. Non solo, fortemente non solo a livello musicale: rappresenta la forza di chi è sopravvissuto ad un incubo terribile, di chi, anche se debilitato da qualche scellerato, non la darà vinta all'inerzia e alla rabbia, e continua a tenere vivo il suo progetto musicale.
Progetto che è più vivo che mai, con una forte impronta prog ma anche tanta voglia di dimenticare queste etichette: il concerto prosegue con continui scambi di strumenti, col primo batterista Gianni Belleno spesso impegnato dietro a un microfono, al basso, o alle tastiere, col poliedrico Cervetto non solo destreggiandosi con le corde (siano quattro o sei), ma anche fondamento indispensabile negli iconici cori.
La band ripercorre tutta la storia con una precisa attenzione a ciò che è ancora interessante: nostalgia sì, ma non da divano. Capolavori complessi come Faccia Di Cane, perle di nicchia come Dancing, intricatissima, scolpita con intrecci vocali di memoria Gentle Giant.
Una scaletta variopinta, interessante, viva, colorata da un lungo duetto/duello di batteria di Belleno e Polifrone, da un intermezzo acustico dei grandi successi del passato, da strumentali eseguite magistralmente, dallo storico Concerto Grosso, retto dalle tastiere di Usai.
E a questo punto i grandi titoli che il pubblico più casual si aspetta diventano la ciliegina su una torta già ben costruita.
Una Miniera, dedicata al defunto Giorgio D'Adamo, Aldebaran, stella illuminata dagli acuti di Di Palo, e Quella Carezza Della Sera chiudono un concerto di chi ha ancora voglia di suonare, ma soprattutto di dire qualcosa.
E infatti il bis è uno strumentale aggressivo e incalzante, e la chiusura la storica Le Roi Soleil: non il finale che ci si aspetta, non "la solita solfa" per un gruppo che la solita solfa l'ha ascoltata mille volte, e senza metterla da parte, l'ha suonata in 7/8.