Kontrust
Second Hand Wonderland

2012, Napalm Records
Crossover

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 03/05/12

Guardi la pila dei CD da recensire e, facendo ambarabaciccicocò tra le uscite più vicine, ti capita per le mani un disco che a prima vista non sembra niente di trascendentale, almeno dalla copertina, dal nome della band e dal titolo. Lo infili nel computer, attacchi le cuffie così non dai fastidio, premi play... E vieni trascinato in un vortice di totale follia e illogicità. Apri Google e cerchi informazioni sulla band e scopri che i Kontrust sono una band dedita al crossover che è solita salire sul palco con i lederhosen, i pantaloncini di cuoio tipici delle aree alpine di Austria e Sud Tirolo. Fissi lo schermo e non sai se considerarli pazzi furiosi o geni assoluti.

Dato lo svolgimento di “Second Hand Wonderland” opteremo per la genialità. Completamente fuori da ogni tipo di schema, sia musicale che estetico, i Kontrust sono giusti al terzo album in undici anni di carriera e, come detto poco sopra, trascinano i propri ascoltatori in un vortice di totale schizofrenia musicale. Non si sa dove volgere lo sguardo! “Sock 'n' Doll” comincia con lo yodel della sigla di “Heidi”, il cartone animato, e proseguendo con un giro al limite del reggae attacca con l'hard rock per poi rimescolare le carte di nuovo a metà canzone, con yodel, fisarmoniche e un ritornello che non sfigurerebbe in un pezzo di commerciale. “Falling” è già più “normale” come brano, ma non appena parte “Monkey Boy” si ricomincia a non capirci più nulla, a partire dallo stacco così netto tra ritornello e strofa. Ci si tuffa in uno strano miscuglio di musical folk est europea e hard rock su “Rasputin” e si entra all'Oktober Fest con l'inizio di “Adrenalin”, per non parlare della assolutamente allucinata “Hocus Pocus”, il brano più standard musicalmente parlando, assieme a “Falling”, ma con un testo al limite del folle, con la ripetizione delle classiche formule magiche da prestigiatore (compreso il Sim Sala Bim del nostrano Mago Silvan).

C'è da dire che questo è un album che, se al primo giro piace da morire, al secondo potrebbe provocare sensazioni opposte, poiché richiede un certo grado di apertura mentale per essere apprezzato, ed è necessario andare oltre i continui cambi di genere che rimescolano in continuazione le carte e possono causare ben più di un grattacapo, se non veri e propri mal di testa da troppa confusione.

Per chiudere, è innegabile che i Kontrust sappiano come confondere la gente. “Second Hand Wonderland” è un unico grande vortice che stravolge completamente le regole di genere musicale che tutti noi conosciamo e siamo abbastanza abituati a vedere rispettate. Se una band fa hard rock raramente la sentiremo inserire parti di elettronica pesante nella propria musica, ma non è decisamente il caso dei Kontrust. Anzi, il continuo rimaneggiamento di stereotipi ha permesso loro di scrivere e suonare un album dal carattere fortissimo, che nel bene e nel male costringe chi lo ascolta a provare sensazioni contrastanti. È il classico album che o ami o odi, non ci sono vie di mezzo.





01. Sock 'n' Doll
02. Falling
03. Monkey Boy
04. U Say What
05. The Butterfly Defect
06. Rasputin
07. Bad Betrayer
08. Adrenalin
09. Hocus Pocus
10. Raise Me Up
11. Hey DJ!
12. Police

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool