Guardi la pila dei CD da recensire e, facendo ambarabaciccicocò tra le uscite più vicine, ti capita per le mani un disco che a prima vista non sembra niente di trascendentale, almeno dalla copertina, dal nome della band e dal titolo. Lo infili nel computer, attacchi le cuffie così non dai fastidio, premi play... E vieni trascinato in un vortice di totale follia e illogicità. Apri Google e cerchi informazioni sulla band e scopri che i Kontrust sono una band dedita al crossover che è solita salire sul palco con i lederhosen, i pantaloncini di cuoio tipici delle aree alpine di Austria e Sud Tirolo. Fissi lo schermo e non sai se considerarli pazzi furiosi o geni assoluti.
Dato lo svolgimento di “Second Hand Wonderland” opteremo per la genialità. Completamente fuori da ogni tipo di schema, sia musicale che estetico, i Kontrust sono giusti al terzo album in undici anni di carriera e, come detto poco sopra, trascinano i propri ascoltatori in un vortice di totale schizofrenia musicale. Non si sa dove volgere lo sguardo! “Sock 'n' Doll” comincia con lo yodel della sigla di “Heidi”, il cartone animato, e proseguendo con un giro al limite del reggae attacca con l'hard rock per poi rimescolare le carte di nuovo a metà canzone, con yodel, fisarmoniche e un ritornello che non sfigurerebbe in un pezzo di commerciale. “Falling” è già più “normale” come brano, ma non appena parte “Monkey Boy” si ricomincia a non capirci più nulla, a partire dallo stacco così netto tra ritornello e strofa. Ci si tuffa in uno strano miscuglio di musical folk est europea e hard rock su “Rasputin” e si entra all'Oktober Fest con l'inizio di “Adrenalin”, per non parlare della assolutamente allucinata “Hocus Pocus”, il brano più standard musicalmente parlando, assieme a “Falling”, ma con un testo al limite del folle, con la ripetizione delle classiche formule magiche da prestigiatore (compreso il Sim Sala Bim del nostrano Mago Silvan).
C'è da dire che questo è un album che, se al primo giro piace da morire, al secondo potrebbe provocare sensazioni opposte, poiché richiede un certo grado di apertura mentale per essere apprezzato, ed è necessario andare oltre i continui cambi di genere che rimescolano in continuazione le carte e possono causare ben più di un grattacapo, se non veri e propri mal di testa da troppa confusione.
Per chiudere, è innegabile che i Kontrust sappiano come confondere la gente. “Second Hand Wonderland” è un unico grande vortice che stravolge completamente le regole di genere musicale che tutti noi conosciamo e siamo abbastanza abituati a vedere rispettate. Se una band fa hard rock raramente la sentiremo inserire parti di elettronica pesante nella propria musica, ma non è decisamente il caso dei Kontrust. Anzi, il continuo rimaneggiamento di stereotipi ha permesso loro di scrivere e suonare un album dal carattere fortissimo, che nel bene e nel male costringe chi lo ascolta a provare sensazioni contrastanti. È il classico album che o ami o odi, non ci sono vie di mezzo.
Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 03/05/12
01. Sock 'n' Doll
02. Falling
03. Monkey Boy
04. U Say What
05. The Butterfly Defect
06. Rasputin
07. Bad Betrayer
08. Adrenalin
09. Hocus Pocus
10. Raise Me Up
11. Hey DJ!
12. Police
02. Falling
03. Monkey Boy
04. U Say What
05. The Butterfly Defect
06. Rasputin
07. Bad Betrayer
08. Adrenalin
09. Hocus Pocus
10. Raise Me Up
11. Hey DJ!
12. Police