Shinedown
Amaryllis

2012, Roadrunner Records
Hard Rock

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 05/05/12

Esce a quattro anni da “The Sound Of Madness”, album della consacrazione presso il pubblico internazionale, il nuovo disco degli statunitensi Shinedown, il quarto per essere precisi. Descritto dal frontman Brent Smith come la culminazione del percorso artistico e musicale della band fino al giorno d'oggi, la consacrazione del loro sound e probabilmente il loro album migliore, “Amaryllis” è di fatto un full-length concreto e passionale, capace di smuovere più di un animo grazie alla sapiente mescolanza tra un hard rock granitico e solidissimo e dei testi che portano tra le loro righe un messaggio ben preciso. Ma scopriamolo insieme.

“Amaryllis” propone un classico hard rock filtrato dal grunge, un genere che gli Stati Uniti esportano da ormai una ventina d'anni, ma questo non lo rende affatto un prodotto riciclato; gli Shinedown hanno infatti interiorizzato questo sound e lo hanno personalizzato nel corso degli anni. Il risultato è pura adrenalina trasposta su pentagramma: a partire dall'opener, intitolata per l'appunto “Adrenaline”, le dodici tracce dell'album trasudano energia allo stato puro – qualora venissero eseguite dal vivo, avrebbero le carte in regola per causare ben più di un torcicollo e livido qua e là. Anche brani come “Bully” o “Enemies invitano a muoversi in un qualche modo, soprattutto l'ultima menzionata, che grazie ad uno dei riff più tirati dell'album trasmette carica ed energia ad ogni secondo che passa. Canzone un po' diversa dalle altre è invece “Unity”, che grazie ad un ottimo arrangiamento di archi in sottofondo acquista una dimensione completamente diversa, per espandersi in un mix unico e di grande impatto sonoro. Sulla stessa linea troviamo “Through The Ghost”, che chiude l'album in maniera più che egregia con il suo ritmo pacato, l'arpeggio di chitarra e le percussioni ridotte ai timpani, che permettono all'ascoltatore di rilassarsi quel tanto che basta per poi rimettere il CD e ricominciare dall'inizio con l'adrenalina che scorre come un fiume.

Sicuramente “Amaryllis” è un album ben fatto, ha i suoi up&down canonici e fisiologici come i due brani “Miracle” e “I'll Follow You” che, pur non essendo di per sé deboli o penalizzati da chissà quali difetti, pagano lo scotto di una posizione non proprio favorevole tra brani ben più vitali (lo stacco è così netto che risulta un po' fastidioso, a causa della differenza di suono che si va a creare in questo modo). Un riposizionamento in scaletta avrebbe sicuramente giovato, da questo punto di vista, ma esto è un difetto talmente minimo da significare veramente poco ai fini della riuscita generale dell'album.

In conclusione, gli Shinedown battono un homerun e vincono la partita con un lavoro decisamente superiore alla media, con un sacco di carte da giocare in sede live e tutta l'energia del rock 'n roll. Non c'è altro da dire, e non ci resta che aspettare il prossimo Giugno per vederli in concerto a Milano.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool