Huntress
Spell Eater

2012, Napalm Records
Heavy Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 08/05/12

Dalla California con furore giunge questa band dedita ad un heavy metal duro e puro con voce femminile. “Spell Eater” è il primo album del gruppo, formatosi quando la vocalist Jill Janus (ex coniglietta di Playboy) si aggiunge alle fila dei Professor, formazione underground di Highland Park. Il risultato è questo mix heavy/speed metal con voce femminile, e ci duole dirlo, ma non è affatto un risultato positivo.

“Spell Eater” è un album cupo, oscuro, lo si percepisce fin dalla title-track, brano scelto per aprire le danze. Alcuni riff ricordano il black metal dei tempi che furono, con la classica chitarra a “motosega” che graffia le orecchie e a tratti tende anche a dare un po' fastidio. Un fastidio aggravato dalla ripetitività che affligge questi undici brani che dicono poco o niente, anche ad un ascolto approfondito. Anzi, è proprio prestando maggiore attenzione che si nota come l'intero full-length soffra in maniera pesante la sudditanza verso band più grosse, evidentemente fonti di ispirazione per gli Huntress. La cosa rende l'album incredibilmente noioso, poco appetibile e, come già detto, fastidioso. Aggiungete alle motivazioni di cui sopra il fatto che, purtroppo, la bella Jill non è decisamente all'altezza della situazione. La vocalist appare infatti forzata a tonalità non consone alle proprie capacità, soffre e gracchia, proprio come un vinile vecchio e graffiato, col piatto impostato per un numero di giri errato. La sensazione che provoca è ahimè negativa, per la scarsa armonia che si viene a creare tra musica e voce.

Abbiamo quindi a che fare con un debut purtroppo non sufficiente, afflitto da una lunga lista di difetti che ne minano la resa finale, a partire dal songwriting decisamente poco ispirato per arrivare alla voce della frontwoman, semplicemente fuori luogo. Durante l'ascolto si percepisce l'assenza di qualcosa, che sia ispirazione o preparazione musicale non lo sappiamo; sta di fatto che questo “qualcosa” lascia un cratere catastrofico all'interno dell'album, impossibile da colmare con frizzi e lazzi messi qua e là come semplice riempitivo.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool