InterStatic
InterStatic

2012, Rare Noise Records
Jazz

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 09/05/12

Meglio conosciuti come Powell / Vespestad / Young, gli Interstatic sono un power trio proveniente dal  Nord Europa con la vocazione per la musica colta. La band può contare infatti su un background di altissimo livello, testimoniato dalle collaborazioni con session men di grido come Pat Mastellotto e Pino Palladino. Insomma, una musica per palati fini in cui jazz, rock e psichedelia si confondono in una proposta piuttosto originale anche se a tratti sicuramente dispersiva.
 
Punto di forza della band è la capacità di dare vita ad un tessuto sonoro variegato che va dalle ballad al rock sostenuto, passando per il jazz “notturno” e soluzioni ai limiti della psichedelia. A vantaggio della fruibilità del disco va detto che i brani sono tutti di breve durata e in certi frangenti costruiti su temi melodici piuttosto interessanti, ed esemplari in tal senso sono la opener “Stills” e la malinconica “Real Time”. Si tratta, si intuisce, di un lavoro interamente strumentale e questo ne fa volenti o meno un disco di sottofondo nel senso migliore del termine, l’unico grosso limite è quello di risultare talmente ricercato da essere troppo ostico per chi non è avvezzo a certe sonorità (e il sottoscritto rientra di certo in questa categoria).
 
Detto questo, siamo davanti ad un disco di altissimo livello, sia per le indiscutibili capacità esecutive che per la particolarità della proposta. Parafrasando il celeberrimo “Music For Airports” di Brian Eno, questo secondo album omonimo degli Interstatic potrebbe sembrare una musica da aperitivo, detto, sia  chiaro, col massimo della stima possibile verso un combo che catalizzerà l’attenzione di quella fascia di pubblico che preferisce un sottofondo perfetto al solito rumore.




01. Stills
02. First Vision
03. Flatland 1
04. Washed Up
05. Real Time
06. Interstatic
07. Water Music
08. The Elverum Incident
09. Americana
10. Flatland 2

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