AtomA
Skylight

2012, Napalm Records
Post Rock

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 15/05/12

Premete il tasto play. Chiudete gli occhi. Provate ad immaginare che, nel giro di qualche decennio, le sorti della Terra siano spacciate e il genere umano, nella speranza di sopravvivere alla catastrofe, sia costretto ad inviare nello spazio due temerari astronauti con il compito di trovare un pianeta che possa ospitare un selezionato numero di superstiti, garantendo così la continuità della specie. È una storia già sentita un miliardo di volte, vero? Ebbene sì, ma oggi non stiamo affatto parlando dell'ennesimo film a sfondo apocalittico, bensì di un'opera musicale che da queste pellicole di dubbio gusto e valore cinematografico sembra aver tratto ispirazione, al fine di elaborare un ibrido di generi tutt'altro che scontato o privo di idee.

Gli autori dell'album preso in esame si chiamano AtomA e sono un trio svedese nato nel 2011 per volontà del cantante/tastierista Ehsan Kalantar, il quale, dopo aver militato per un breve periodo nella scena doom/death metal, decide di dar vita ad un progetto di ampio respiro, con l'intento di abbracciare una gamma di influenze più vasta e ricreare evoluzioni sonore di stampo “spaziale”. “Skylight” - questo il titolo della loro opera prima - parte, considerando le tematiche affrontate nel corso del concept, da una base malinconica, quasi in bilico tra speranza e rassegnazione, per attraversare uno spettro di emozioni diverse e apparentemente contrastanti: dieci brani per poco più di 45 minuti di musica, nei quali la band riversa e mescola con abilità chirurgica i passaggi dilatati del post rock, la ferocia del metal estremo, la psichedelia dei Pink Floyd e le trame ambient e orchestrali dei grandi compositori contemporanei. Le parti cantate, laddove sembrano latitare, vengono abilmente sostituite da un impianto di tastiere e chitarre che in più di un'occasione lascia senza fiato (“Skylight”, “Bermuda Riviera”). Qua e là intervengono alcuni ritornelli melodici a spezzare l'atmosfera e la sensazione è quasi quella di avere di fronte una versione “colta” e iper-evoluta dei Muse (ascoltate “Hole In The Sky” e “Highlight”: la parola “capolavoro”, in quest'occasione, non verrebbe usata a sproposito).

A prescindere dalla prospettiva che sceglierete per osservarlo, “Skylight” è un full-length che ci chiede soltanto di immergerci nelle sue trame. Trame sconfinate che, nonostante sembrino prive di un filo conduttore, sono architettate con una cura tale da rasentare la perfezione. Un po' come se quegli astronauti raffigurati in copertina fossimo noi e, dopo aver indossato il casco, stessimo fluttuando nelle infinite e nere distese della galassia, cullati dal silenzio siderale e dal suono assordante delle nostre emozioni.





01. AtomA
02. Skylight
03. Hole In The Sky
04. Highway
05. Bermuda Riviera
06. Resonance
07. Solaris
08. Rainmen
09. Saturn And I
10. Cloud Nine

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool