Pino Scotto è come il Jack Daniel’s: le caratteristiche sono sempre quelle, la ricetta non ha subito cambiamenti, quindi sai cosa aspettarti. Ecco dunque che “Codici Kappaò” offre esattamente tutto ciò che ci si aspetta da un lavoro del rocker d’origini campane: testi che si scagliano contro la classe politica e chi cerca di fare il “furbo”, contro i reality show e più in generale contro la superficialità dilagante nel Bel Paese, ed un bel numero di collaborazioni a suon di rock vecchia scuola.
L’album si snoda tra l’energia dell’opener “Signora Del Voodoo”, della title track e di “Business Trash” ed episodi dall’ampio respiro blues come “Festa E Croce” e di southern stile Lynrd Skynrd di “La Terra Ha Il Suo Respiro”, fino ad arrivare a punte di buon classico Heavy Metal con “Work In Regress”. Compare anche una roboante cover di “Meno Male Che Adesso Non C’È Nerone” in collaborazione con lo stesso Bennato: una rielaborazione grintosa, che non stravolge il brano ma che anzi amplifica lo spirito energico e coinvolgente dell’originale. Tutto perfetto dunque? Non proprio: se il vecchio duetto con il rapper J-Ax era strano ma tutto sommato godibile, il brano “Pino-Occhio” con i Club Dogo scimmiotta un po’ troppo “Walk This Way” di Aerosmith e Run DMC, mancando l’appeal giusto per risultare quantomeno interessante. Poco convincente anche “Funambolo Retrò”, collaborazione con i Modena City Ramblers: lodevole il tentativo di unire due mondi musicali molto diversi, troppo diversi tuttavia per creare qualcosa di veramente buono. Semplicemente, la voce di Pino Scotto non si concilia minimamente con lo stile dei Ramblers.
Ad aggiungere valore (e a risollevare in parte il comunque godibile lavoro in studio) alla proposta musicale ci pensa il secondo CD: “Live Rock... For Belize”, istantanea sonora del concerto tenutosi nell’agosto 2011 a Codroipo per raccogliere fondi per il progetto ONLUS Rainbow. Grazie ad una produzione essenziale ed attenta, il supporto ottico restituisce la grinta e l’energia tipica degli show di Pino, e tra una storica “Get Up, Shake Up”, una “Spaces And Sleeping Stones” ed una più recente “Come noi” non mancano i consueti attacchi contro la situazione italiana e contro talent show vari. Da menzionare anche la conclusiva cover di “Still Got The Blues” per omaggiare Gary Moore, eseguita assieme alla band del chitarrista blues veneto Tolo Marton: asciutta, essenziale, sincera.
“Codici Kappaò” dona, o meglio, scaglia tutto ciò che ci si aspetta da un album di Pino Scotto: denuncia sociale, insofferenza contro la musica di massa e contro i politici, strenuo amore per il rock’n’roll. Se già amavate Pino scotto, continuerete ad amarlo, se lo odiavate, neppure questa volta cambierete idea. Un po’ come il Jack Daniel’s.