Hopes Die Last
Trust No One

2012, Standby Records
Alternative Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 27/05/12

Quarto full-length per questa formazione romana sulla piazza dall'inizio degli anni 2000. Gli Hopes Die Last marcano l'ottavo anno dalla nascita della band con “Trust No One”, album ricco di brani (ben dodici) e di influenze diverse, ma, al contempo, carente di ispirazione. Vediamo perché.

Come abbiamo detto, “Trust No One” è un disco carico di numerose fonti di ispirazione differenti, dall'hardcore puro alla dubstep, passando per il metal più moderno e il pop/punk di fine anni 90, il tutto mescolato in maniera molto particolare, senza un tentativo di bilanciare i diversi sound che vanno a comporre la corrente che esce dagli amplificatori. Di fatto, ogni traccia ha una caratteristica prominente: alcune virano più verso l'elettronica mentre altre tendono ad essere più straight-forward, più hardcore. L'alternanza delle tre voci permette ad alcuni dei brani di risultare all'orecchio delle vere e proprie montagne russe musicali, con saliscendi continui, risultato dei cambi tra voce pulita e scream, e in alcuni punti il suono così altalenante crea effetti di dissonanza a tratti molto piacevoli, mentre in altri più tendenti alla fastidiosità.

Oltre a questo, “Trust No One” è tuttavia afflitto da un grosso difetto, ovvero il fatto che, bene o male, quasi tutti i brani si somigliano, per un motivo o per un altro, il che crea nel cervello di chi ascolta un accavallarsi di momenti musicali non identificabili. La tracklist suona quindi come un unico brano ripetuto più volte con un paio di variazioni. Anche “Firework”, cover del celebre brano di Katy Perry, oltre a cambiare completamente faccia (delle melodie originali resta solo l'inizio del ritornello cantato con voce pulita), si incastra tra le altre canzoni come un ulteriore blocco.

Per quanto ci siano effettivamente brani ben scritti e realizzati, ad esempio “Sidney Shown” e “Life After Me Life After You”, questi sono purtroppo annegati dalle altre canzoni messe quasi a contorno dei pezzi migliori, tanto per allungare la scaletta. Un peccato, perché in apparenza l'album partiva con delle ottime basi, per poi perdersi strada a mano a mano che le canzoni scorrono e ci si avvicina alla fine.





01. Never Trust Hazel Eyed
02. Sidney Shown
03. Unleash Hell
04. Life After Me Life After You
05. The Blue
06. Bill's Got Only A Pair Of Queens
07. This Song Plays Suicide
08. Air Raid Siren
09. Firework (Katy Perry Cover)
10. The Same Old Fears
11. Icarus (Halfway Across The Sky)
12. Keep Your Hands Off (feat. Nekso)

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