Sabaton
Carolus Rex

2012, Nuclear Blast
Power Metal

Recensione di Fabio Petrella - Pubblicata in data: 30/05/12

Molti si chiedono cosa hanno di tanto speciale i Sabaton e quale sia il segreto del loro successo (nel nordest europeo spopolano e la loro fama si sta allargando a macchia d’olio un po’ ovunque). All’apparenza nulla: gli svedesi, infatti, sono una classica heavy metal band moderna con tutti i crismi e i cliché del caso. Sono la ricerca di un gusto essenziale – chiamiamolo così – e la capacità di saper valorizzare ogni singolo brano, ogni refrain, ogni coro a intervenire per giustificarne l’ascendente celebrità.

Dal battaglione capitanato dal tellurico Joakim Brodén non aspettatevi dunque nulla di stravagante o di innovativo, ma del semplice, fresco ed efficacissimo heavy metal. “Carolus Rex” è la nuova fatica del combo nordico e fa seguito allo stupefacente “Coat of Arms” e al fortunato live “World War Live: Battle of the Baltic Sea” uscito la scorsa estate. Sul piano lirico il platter, come di tradizione per la band, si concentra su episodi bellici, ma con una novità. Se in passato le vicende storiche venivano rievocate senza una precisa uniformità concettuale, con le due grandi guerre mondiali a fare da sfondo, questa volta i Sabaton - con il sostegno dello studioso locale Bengt Liljegren - approfondiscono la figura di Carlo XII di Svezia, l’imperatore che nel corso del ‘700 fece del proprio regno una massima potenza europea. Carlo XII salì al trono nel 1697, a quindici anni, e tenne saldo lo scettro della patria fino al 1718, quando un proiettile gli perforò il cranio. In questo periodo, il re guidò il suo esercito affrontando in battaglia i regni di Danimarca (comandata dal re Federico IV di Danimarca), Regno di Polonia (comandata dal sovrano Augusto II di Polonia), Sassonia e Impero russo (sotto l’egida dello zar Pietro il Grande) che si erano coalizzati contro di lui in quella che è passata alla storia come la Grande guerra del nord. Anche se alla fine degli eventi la Svezia perse la propria egemonia sui paesi baltici a favore dei russi, è facile da comprendere come la figura di Carlo XII sia parecchio in voga tra gli svedesi. E in “Carolus Rex” lo splendore delle sue imprese si riversa ad ondate, come la risacca sulla battigia.

I Sabaton (che pochi giorni prima dell’uscita del nuovo lavoro hanno annunciato un rimpasto della squadra) impregnano l’opera del destino fatale del regnante e confezionano il loro disco più solenne. L’album, escludendo le bonus track, contiene undici brani vincenti. Non ci sono riempitivi. Gli estratti convincono per forza d’urto e attitudine alla melodia: dalle cavalcate al limite dello speed come “The Lion From The North” e “1648” (marchio di fabbrica della band) alle marce dall’incedere epico del calibro di “A Lifetime of War”, “Carolus Rex” e “Long Live The King”. Nel riuscito gioco di tensione, menzione particolare va fatta per “The Carolean’s Prayer”, pietra angolare del full-length. Il brano raccoglie la vena più evocativa del gruppo e s’impone all’ascoltatore con la sua cadenza marziale. Il timbro cupo e gotico del singer Joakim Brodén, autore di una prova davvero convincente e passionale, dona profondità alla canzone che dai cori imperiosi – è proprio il caso di dirlo - trae energia e pathos.

Per i collezionisti, il disco è reperibile sia nella versione inglese che in quella svedese; inoltre esiste anche una edizione doppia con due artwork differenti che accoppia le due versioni ed include tre prelibate bonus track (tra cui una sorprendente cover di “Twilight Of The Thunder God” degli Amon Amarth).

“Carolus Rex” - senza paura di sbilanciarsi troppo - appare ad oggi come l’opera magna dei Sabaton (che a detta di chi scrive non hanno mai sbagliato un colpo in carriera), il massimo risultato della loro fenomenologia storica. Un album senza sbavature e prodotto come Dio comanda (c’è lo zampino dell’infallibile Peter Tägtgren) che farà la felicità di tutti gli amanti del metallo più integerrimo e poco incline agli arabeschi dell’avanguardia.





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