Mirrormaze
Walkabout

2012, Bakerteam Records
Prog Metal

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 08/06/12

I Mirrormaze fanno parte di quella lunghissima lista di band che per un motivo o per l’altro sale a bordo (o per lo meno tenta) del treno della fortuna un po’ troppo in ritardo. La formazione tutta italiana composta da Davide Penna (chitarre), Fabio Nasuelli (batteria), Sam Lanfranchini (tastiere), Juan Manuel Savoinie Fabio D’amore (basso e voce) fornisce di certo un’ottima prova musicale, dove il carattere della band rimane però relegato in secondo piano a favore di una comprensibile e decisa ispirazione alle band cardine del settore (vi basti sapere che i Fates Warning hanno avuto una parte di rilievo in tutto ciò).

I brani (nove) che compongono “Walkabout” sono esteticamente dei bei pezzi, suonati egregiamente, ma che, in fin dei conti, lasciano ben poca traccia di loro sull’ascoltare. Come la perpetua risacca del mare, i Mirrormaze tentano ad ogni brano di accalappiare l’attento fruitore del disco che però, come nel mio caso, è duro a vacillare. Buone le tastiere (uno dei selling point che più mi ha convinto del disco) e le chitarre, un po’ meno i lavori di basso e batteria che si siedono placidi in seconda fila e difficilmente emergono sopra gli altri. La voce di Fabio (che alcuni di voi già conosceranno per alcuni suoi progetti passati come con i Pathosray per esempio) è croce e delizia del lavoro. Se da una parte non possiamo esimerci dall’inevitabile confronto con Ray Alder (che per altro troviamo come special guest nel brano “Deeper Signs”), dall’altra possiamo celebrare la sua ugola come una delle più interessanti attualmente in circolazione in Italia se (c’è sempre un se o un ma) non fosse che troppo assiduamente tende a sforzare il cantato per raggiungere vette canore che onestamente avrei anche fatto volentieri a meno. Alla lunga i continui sforzi (si perché a me sembrano del tutto degli onesti e marcati sforzi) tendono a tediare e rivelarsi un’arma a doppio taglio, attenzione quindi nei prossimi lavori. Le tracce di chiara matrice progressive  si distinguono per tecnica e arrangiamento ma non riescono, come detto in precedenza, a fare breccia e ad insinuarsi nelle nostre teste come invece spererebbero i Mirrormaze (non starò qui a dirvi che ci sono brani veloci e martellanti e brani lenti e ragionati, anche se in verità l’ho appena fatto).

I Mirrormaze confezionano un prodotto che più che per gli appassionati del genere non è, difficilmente tenderei a consigliare questo disco a chi per la prima volta si avvicina a queste sonorità. Non è per cattiveria, ma onestamente ormai ne è pieno il mondo di band che in maniera velata o meno fanno ben poco per distinguersi dalla massa. Forse, la colpa, se così posso dire, risiede nel fatto di aver iniziato la stesura dei brani nel 2008 e di non essere rimasti al passo coi tempi; chissà, vedremo nel prossimo lavoro se i Nostri saranno stati in grado di migliorarsi.




01. Prisoner
02. Earn Your Answers
03. Vicious Circle
04. Lost In A Belief
05. Joke
06. Deeper Signs
07. Walkabout
08. Missing
09. Broken Soul

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