Gli Inmate, gruppo sloveno di "modern metal" attivo dal 2005, arrivano oggi con il suo primo debutto vero e proprio. "Free At Last" è un compendio di quanto fino ad ora si è ascoltato in ambito swedish death metal ed il più ampio (ed amorfo) "modern metal".
Il quintetto, diciamolo subito, non se la cava malissimo: riff graffianti e growl misto a scream non male, soprattutto nella seconda parte del disco, tecnica che non fa gridare al miracolo, né tantomeno all'originalità, ma che scolpisce l'essenziale che potrà esser apprezzato agli affezionati più accaniti del genere. Non c'è nulla che non convinca completamente, non c'è nulla che convinca totalmente: certo, lo scream è ben eseguito, ma spesso l'accostamento voce sporca / voce pulita risulta davvero superfluo; certo, la sezione ritmica crea un muro sonoro piuttosto robusto, ma è nullaltro che una colata di riff su cui solo di rado si notano rasoiate solistiche che invece in questo genere dovrebbero comparire piuttosto spesso ed in maniera articolata.
Una buona produzione non può nascondere la cristallizzazione sugli stilemi che un certo tipo di metal ha imposto negli ultimi 12, 14 anni. Avessero esordito assieme ai Bullet For My Valentine, avrebbero avuto la concreta possibilità di arrogarsi un ruolo di spicco nel cosiddetto modern metal, superando senza troppi problemi i citati britannici non tanto per capacità tecniche, quanto piuttosto per attitudine e graniticità sonora. Ma siamo nel 2012, non nel 2002. Come si dice in questi casi: interessanti, ma fuori tempo massimo.