Annihilator
Remains

1997, Music For Nations/CMC International
Thrash

Recensione di Agnese Pagliarani - Pubblicata in data: 29/06/12

Nel 1997 gli Annihilator stavano passando un periodo decisamente poco positivo: per motivi personali, Jeff Waters si chiuse in se stesso senza voler vedere nessuno, ma sentendo comunque bisogno di lavorare e sforna "Remains" di cui non si limita solo a comporre tutti i brani, ma in cui, oltre a cantare,  suona basso, batteria e chitarra.

Il disco purtroppo fu un flop dal punto di vista commerciale, ma dopo molti anni si può dire che questo è stato frutto del pregiudizio: nel cd è presente una forte influenza di industrial ed elettronica che forse non è stata mandata giù dai fan della band. Nel complesso, il disco è di buona fattura anche se non ci sono canzoni particolarmente energiche, ma ogni brano è impregnato di sensazioni: se, ad esempio,  “Sexecution” colpisce per il suo essere sensuale, “Wind” fa si che ti pervada la tristezza, mentre “Dead Wrong” stimola un divertimento perverso. In un certo senso Jeff Waters riece a creare una sorta di empatia con quello che  sentiva mentre scriveva quelle canzoni e questo è, senza dubbio, una dimostrazione di talento. Il disco, comunque,  non è un miscuglio di emozioni isolate, ma partono tutte da un unico filo conduttore.

"Remains" comincia in pieno stile thrash anni ‘80, con un intro acustico e calmo che diventa in breve tempo  un brano  energico e con un groove che scatena, senza per questo distogliere l’attenzione dal sarcasmo presente nella voce di Jeff che diventa soffusa e cattiva nel pezzo successivo, “Murder”, che parla di un’epidemia dal punto di vista della malattia, come se questa meditasse quasi una vendetta nei confronti dell’umanità. E sono proprio la vendetta e la rabbia i temi principali di questo disco, una rabbia che può essere quella di una malattia, o di un gruppo di fanatici politici, quella di un povero verso un uomo che ha tutto o addirittura quella che si può provare durante del sesso violento. In “Remains” si raccontano i vari aspetti di questo forte sentimento che accompagna l’umanità da secoli e che per secoli ha influenzato il corso della storia, analizzandone le reazioni che scatena nei diversi individui.  L’unico pezzo dove si sente un po’ di calma è “Wind”, in cui pare che la rabbia sia passata, ma è quel momento in cui ti sei sfogato e ti accorgi di aver fatto tabula rasa di quello che hai intorno, e senti solo il vento dietro di te, un brivido di freddo.

L’idea di fare un intero disco incentrato sulla rabbia forse è dovuto proprio dai problemi personali del cantante: un divorzio, il gruppo che va male e varie dipendenze l’hanno portato ad una fase in cui era stanco del mondo e di quello che c’era intorno, dove vedeva tutti felici e lui l’unico in preda alla disperazione.

"Remains" è senza dubbio un disco estremamente personale che possiamo considerare più un side project dello stesso Waters, piuttosto che un vero e proprio album targato Annihilator. Se interpretato in quest’ottica, senza pregiudizi, potrete apprezzarne l’originalità e tutte le sue profonde sfaccettature emotive.





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