Preparatevi per un viaggio nel rock più atmosferico, dalle vaghe sonorità psichedeliche, perché questo full-length va gustato nella sua interezza - e la parola suite è quantomai azzeccata, in questo caso, dato che si tratta di una successione di brani tenuti insieme da un filo rosso, la triste storia di una ragazza senza padre e che sente profondamente la mancanza di questa figura. Dunque, partiamo dalla prima traccia, la sincera "An Elegant Mess", per poi incontrare brani principalmente rock, che si contraddistinguono per la produzione pulita ed equilibrata e per la sincerità dei testi. "Walls Of America" e "A Glittery Of Nothing" sono un esempio di quanto detto, sono brani estremamente gradevoli ed orecchiabili e cantabili, arricchiti dalla bella prova vocale di Wesley, che non urla, non si lancia in virtuosismi eccessivi, ma aggiunge un che di intimo e di poetico all'atmosfera generale delle canzoni. "Lost" e "Firelight" chiudono questo "The Lilypad Suite", prima su note apparentemente agrodolci, un po' amare, per poi diventare proprio in "Firelight" un'esplosione di speranza e positività. Da notare e da ascoltare in sottofondo le suggestive voce che accompagnano e sostengono l'accompagnamento e l'assolo di chitarra finale, grintoso, ma equilibrato, rispecchiando pienamente l'atmosfera generale dell'album.
"The Lilypad Suite" scivola via in soli otto brani, come l'acqua che scorre sotto la ninfea della copertina. Certo, questo disco non farà la storia del rock, ma se ha un pregio notevole è proprio rimanere impresso nelle orecchie, per la sua semplicità, per la sua produzione curata. Vi ritroverete a cantare inconsapevolmente, per esempio, "You gotta be brave, you gotta be strong, if you gonna be free, trapped in this small world" ascoltando "Free" e ne apprezzerete l'essenzialità e la scorrevolezza. Vi ritroverete ad ascoltare questi otto brani più di quanto possiate immaginare ed ogni volta sarà come ritornare ad un completo stato di pace e di serenità; perché la musica serve anche a questo. Bravo, John!