Da quasi un ventennio ormai la Norvegia esporta dai propri confini dell'ottimo metal estremo. Patria di band come Emperor e Mayhem, la terra dei fiordi ha visto nascere l'avantgarde, la versione “progressive” della frangia più cattiva dell'heavy metal, in cui si combinano ricerca e raffinatezza del suono con l'aggressività tipica dell'extreme. I Ram-Zet, pur rimanendo in una nicchia piuttosto angusta, da oltre un decennio si dedicano, album dopo album, ad un avantgarde estremamente curato e particolare, con forti tinte gothic che tuttavia non scalfiscono la sua natura estrema.
“Freaks In Wonderland”, titolo già di per sé esplicativo sulla natura dell'album stesso, è composto da otto tracce, tutte di lunghezza considerevole, elemento che non causa mai sensazioni negative come noia o voglia di premere il tasto skip. L'inizio con “Story Without A Happy Ending” è emblematico, in quanto già nell'opener troviamo quasi tutti gli elementi dell'album. “Freaks In Wonderland” è un disco veloce e spietato, caratterizzato da momenti al limite del metal estremo duro e puro alternati a brani più “lenti” e cadenzati, sorretti dalla voce femminile di Miriam Revag, meglio conosciuta come SfinX. Il contrasto che si crea è uno dei punti forti dell'opera, in particolar modo su “I Am” e “Mojo”.
Nella seconda parte ci troviamo di fronte a brani un po' più lenti. La prima metà, infatti, è costituita da pezzi molto veloci ed energetici, mentre a partire da “Madre” c'è un netto cambio di rotta verso sonorità più curate e sperimentali. È come se si aprisse una porta e da lì vi entrassero suoni tipici dell'elettronica e della dubstep, sebbene sempre affiancati a strumenti più canonici per il genere, il tutto incanalato in strutture strutture tipiche della musica classica come la fuga, che contraddistingue “Circle”, mentre “The Sign” incorpora elementi più nu metal e -core, soprattutto per quanto riguarda le chitarre e la batteria. Scompare quasi completamente la voce maschile scream mentre SfinX tiene banco completamente da sola, dando sfogo alle sue notevoli doti canore. E se “Story Without A Happy Ending” era l'opener perfetta per un album così particolare, “As The Carpet Silent Falls” ne è la degna chiusura. Il brano più lungo prende infatti i migliori elementi di tutte le canzoni che lo hanno preceduto, li shakera con forza e il risultato è un cocktail omogeneo di sonorità differenti che porta a compimento il percorso degli altri sette brani.
Si può dire che i Ram-Zet siano a metà strada tra un avantgarde relativamente standard e il passo successivo della sperimentazione sonora. “Freaks In Wonderland” mescola elementi tradizionali del genere con nuove sonorità più moderne e legate ad ambienti tutto meno che standard all'interno dell'heavy metal, ma che stanno prendendo piede nei generi più gettonati di questi tempi, e proprio attraverso questa mescolanza di vecchio e nuovo ci presentano un bell'album privo di sostanziali difetti come la tendenza a ripetersi che purtroppo spesso e volentieri affligge il genere. Un ottimo lavoro che mette l'accento su un percorso discografico costellato di piccole perle.
Ram-Zet
Freaks In Wonderland
2012, Buil2Kill Records
Avantgarde Metal
01. Story Without A Happy Ending
02. I Am
03. Mojo
04. Land Of Fury
05. Madre
06. Circle
07. The Sign
08. As The Carpet Silent Falls
02. I Am
03. Mojo
04. Land Of Fury
05. Madre
06. Circle
07. The Sign
08. As The Carpet Silent Falls