Metallica
Load

1996, Elektra Records
Hard Rock

Recensione di Agnese Pagliarani - Pubblicata in data: 17/07/12

Spezzare una lancia a favore di “Load”, “Reload” e “St.Anger” è sempre molto difficile. E’ indubbio che parlare della discografia dei Metallica post “Black Album” sia un argomento spinoso ed il rischio che il tradizionalismo più ortodosso inquini l’oggettività di una valutazione serena sulla musica è concreto.

Correva l’anno 1996, i Metallica fanno una pausa di cinque anni, si tagliano i capelli e si godono gli introiti di royalties e dei concerti appena finiti. Sono una grande band e lo sanno e il successo planetario del "Black Album" dà loro la convinzione che possono cambiare pelle alla loro musica senza per questo perdere in qualità e seguito, ed è così che James Hetfield si siede nel suo studio ed inizia a comporre qualche canzone legata a generi a lui cari, quali il rock classico, il country e il blues. Da qui nacque “Load”, nato anche dalla benedizione di Bob Rock, che ha consigliato un cd dalle sfumature diverse, e, in questo senso, il risultato è stato raggiunto. Il disco si apre con una canzone arrabbiata come “Ain’t My Bitch” e con un blues autoironico come “2X4”, ma è con l’hard rock di “The House That Jack Built” che la voglia di rock inizia ad essere soddisfatta (ovvio non si parla di metal qui, ma di rock melodico, ma che comunque riesce a dare qualche emozione). Probabilmente il cd parte proprio da questo brano, in quanto da qui si inizia a percepire quello che Hetfield vorrebbe trasmettere con le sue canzoni, in particolare con brani tristi e toccanti come “Until It Sleeps” (dedicata da James ai propri genitori ed al mai troppo compianto Cliff Burton) o all’autobiografica “Mama Said”. L’album non è fatto solo di sentimenti delicati, ma vi sono anche episodi più energici come “King Nothing” e “The Thorn Within”, ma è forse qui, dove è lecito aspettarsi un po’ di aggressività, che vengono le note più dolenti nonostante in questo cd ci siano pezzi che dimostrano come i Metallica, anche quando si allontanano dal genere metal, sappiano sia divertirsi che emozionare. Sbeffeggiato dai fan più accaniti della band, apprezzato da chi lo ascolta col senno di poi, probabilmente l’errore è stato creare un cd rock col loro nome originale, senza fare un side-project, ma è l’unica pecca sostanziale che mi sento di evidenziare.

A sedici anni di distanza dall’uscita di questo album, si può dire che “Load” e' un buon disco che segna l’altra faccia della medaglia dei Metallica, un gruppo che ama mettersi in gioco e scommettere su se stessi. A volte sbagliando (vedi il recente “Lulu”), ma pur sempre provando. Da ascoltare con attenzione, per aprire la propria mente e non rimanere confinati nella mentalità “metallara” e vedrete che dopo qualche ascolto smetterete di storcere il naso per via di quel nome che comincia con Metal…



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool