La band, che vede la presenza del fratello di Anders, Eric, alla batteria, Jake Svensson alla chitarra e Chris Pettersson al basso, si forma all'inizio del 2012 e nel giro di pochi mesi "Reinventions" vede la luce, carico di molteplici influenze stilistiche, alcune anche piuttosto diverse tra loro. Purtroppo, però, questo mix di sonorità non convince a pieno: diversi brani, più che al rock di Van Halen, Toto e Journey (gruppi con i quali lo stesso Anders afferma di essere cresciuto e da cui è stato maggiormente influenzato) sembrano rifarsi al pop anni '90 e al melodic rock proposto nei primi anni di carriera da gruppi come HIM o Entwine, soprattutto nella prima parte dell'album. La buona opening track "Angeline", primo singolo estratto dall'album e di cui è stato recentemente pubblicato il video, è seguita da brani piuttosto simili l'uno all'altro nelle melodie e nelle strutture. La sesta traccia, "Piece Of The Action", suscita qualche perplessità: oltre ad avere un titolo alquanto simile, il ritornello del brano suona come la ripresa della più nota "Piece Of Your Action" dei Mötley Crüe, tanto che rimane il dubbio se sia un rip-off intenzionale o meno; d'altra parte, il titolo "Reinventions" apre la porta alle più svariate ipotesi. Paradossalmente, è uno dei brani migliori dell'album, con il suo ritmo più veloce e più heavy delle tracce precedenti prima di tornare al rock melodico con "Too Young To Fall In Love" (state pensando ancora ai Crüe? Questo però è decisamente un brano diverso) e "Right Here, Right Now", brano in cui fanno capolino le influenze dei Whitesnake e dove la voce di Anders acquista più espressività rispetto a quanto sentito finora, prima di lasciare alla bella ballad "Love Can Be That Much" il compito di mostrare a pieno le diverse sfumature della voce, qui più calda e convincente che nel resto del full-length. Quest'impressione è confermata da "There Is No Me Without You", altra ballad introdotta dal pianoforte in cui la voce del giovane svedese ben si unisce alla parte strumentale, in un crescendo emozionante. La tastiera introduce "I Reach Out", ultimo brano dell'album, che riprende lo stile già presentato nel resto del disco.
Quest'album non aggiunge nulla di nuovo ad un genere che negli anni ha sviluppato un'ampia serie di variazioni e sperimentazioni rendendo ormai difficile inventare qualcosa di veramente nuovo; d'altro canto, neanche "reinventare" è così facile: il rischio di ripetere e ripetersi è alto. La band mostra però un buon livello tecnico e unita alle buone potenzialità vocali, ci sono le premesse per una crescita e dei miglioramenti a livello stilistico, magari abbandonando alcune influenze o decidendo in modo più chiaro che direzione seguire.