La cantautrice irlandese ha deciso di registrare il terzo album facendo la spola tra Irlanda, Inghilterra e Germania, raccogliendo e registrando non solo i suoni degli strumenti che l'accompagnano da sempre, ma anche accumulando rumori provenienti dalla vita cittadina, dai giardini, dalle strade. La Nostra considera importante il rumore, in quanto parte del mondo e anche della musica stessa - d'altronde, alcuni compositori contemporanei e più eclettici hanno fatto del rumore il fulcro delle loro sperimentazioni - tanto da metterlo come base in alcuni suoi brani, ma soprattutto, ha pensato bene di dedicargli una ghost track al termine di "Polarized".
Detto questo, "Wallis Bird" è un lavoro decisamente consistente, e si percepisce chiaramente lo sforzo dell'artista irlandese di spingere i propri limiti creativi più in là, rispetto a "Spoons" e "New Boots", arrivando ad avere un buon bilanciamento tra energia, strutture e ritmi più nevrotici, e melodia e dolcezza, non solo nell'equilibrio complessivo del full-length, ma anche nella struttura stessa dell'album. E' molto positivo che Wallis sia riuscita ad essere sia accattivante, come nel singolo "Encore", o come nell'energico "I Am So Tired Of That Line", sia più profonda ed introspettiva, come in "Ghost Of Memories" - che in qualche modo vi richiamerà il modo toccante di cantare di Tori Amos, un'artista che l'irlandese ama molto - o "In Dictum", vera e propria ballata folk dalla fortissima carica emotiva.
"Feathered Pocket" e "Polarized" chiudono l'album su note più serene e soavi, ma non per questo prive di espressività o di mordente. Le muse e le influenze di Wallis - tra cui la già citata Tori Amos, Ani DiFranco, ma pure Sinéad O'Connor o Fiona Apple - sono alla giusta distanza e non si sovrappongono all'identità artistica della cantautrice, che in questo terzo inciso si dimostra decisamente matura e più consapevole delle proprie capacità e dei propri mezzi.