Litfiba
Infinito

1999, EMI
Pop Rock

Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 10/08/12

Dov’è dov’è il capostazione? / Sto viaggiando senza biglietto e non ho direzione


Questi versi, diventati famosi grazie al singolo dal successo spropositato “Il Mio Corpo Che Cambia”, sono interpretabili anche e soprattutto come lo smarrimento musicale e la mancanza d’ispirazione che imperversavano all’interno del duo Pelù – Renzulli. Ex duo, pardon. Già, perché in quel periodo a cavallo tra il 1998 ed il 1999 Piero e Ghigo persero le redini del controllo e dell’intesa, arrivando ad essere veri e propri separati in casa, con il cantante libero di comporre testi ricchi di frecciatine (“Mascherina” ha riferimenti evidenti al rapporto conflittuale tra Pelù e Renzulli, “Canto Di Gioia” insinua il volere del cantante di percorrere una futura strada solista: “Sì ho deciso così, questa strada è la mia / e vado dove andrò, disegnandomi una scia /[...] e sono pronto a tutto”) o semplicemente scevri del benché minimo appeal e revisione, ed il chitarrista che svogliatamente adempie al proprio compito. L’unico punto su cui gli ex amici erano d’accordo era il tentare una decisa strattonata verso il pop.


Con tali premesse è nato “Infinito”, l’ultimo capitolo della tetralogia degli elementi iniziata col fuoco di “El Diablo” e col quale ha ben poco da spartire. Se il disco del 1990 vedeva una semplificazione dei testi in favore di una maggiore immediatezza e schiettezza, il lavoro del 1999 è il crogiuolo della banalità e del kitsch. Fatta eccezione per episodi come “Nuovi Rampanti” e “Prendi In Mano I Tuoi Anni” (dedicata al ciclista Marco Pantani) e per la linea melodica dell’altra hit “Vivere Il Mio Tempo”, il sound che ha sempre caratterizzato i Litfiba anche nei periodi più trasformisti (“Mondi Sommersi”, pur con l’uso massiccio di elettronica e post produzione e di episodi non sempre riuscitissimi, manteneva ed evolveva le caratteristiche cardine della band fiorentina) latita, si annacqua ed affoga in un contesto che è ben inquadrato ma mal gestito ed interpretato. Da un lato una prestazione di Pelù melensa e senza mordente, in più tratti fastidiosa (“Incantesimo”, “Sexy Dream”), dall’altro un Renzulli che sviluppa controvoglia la maggior parte delle intuizioni pur dignitose: “Il Mio Corpo Che Cambia”, se spogliata di trombe ed amenità simili, si scopre un brano piacevole, “Prendi In Mano I Tuoi Anni” sarebbe convincente in tutto e per tutto se non avessero deciso di mettere la museruola agli amplificatori, “Frank” ha idee interessanti stroncate da un pesante mantello di ruffianaggine.


Non è corretto indicare il 1999 come un anno di svolta per i Litfiba. È forse più corretto parlare di vero e proprio offuscamento d’intenti. L’esperimento pop poteva esser concretizzato con un lavoro di tutt’altra caratura se gli umori all’interno del gruppo fossero stati propositivi anziché conflittuali, anziché esser più concentrati a stuzzicare l’altro. Nella musica ogni disco è l’esatta istantanea dello stato di salute della band in un dato momento: se c’è coesione e voglia di fare, un album rispecchierà questi intenti. Non è detto che ciò si concretizzi sempre in un capolavoro, anzi, ma se c’è una bontà di fondo, questa la si percepisce a prescindere. Al contrario, se i malumori personali sovrastano le idee musicali, è scontato il risultato più che negativo, ed “Infinito” è la perfetta, limpida fotografia del torbido e fosco status che le due colonne portanti dei Litfiba stavano reciprocamente vivendo.


Grazie ad un Piero Pelù consacrato come personaggio mediatico ed icona che fa presa sul pubblico femminile, “Infinito” è l’album più venduto della storia dei Litfiba, e proprio per questo l’emblema di come non sempre qualità effettiva e numero di vendite elevato vadano a braccetto. A far naufragare anche il più piccolo barlume di qualità del disco non è stata la svolta pop di per sé, quanto l’atmosfera tutt’altro che celestiale di quel periodo. Per dieci anni verrà considerato come l’epitaffio dei Litfiba targati Piero e Ghigo. Forse, il peggior epitaffio che potessero mai lasciare ai propri fan.





01. Il Mio Corpo Che Cambia
02. Mascherina
03. Sexy Dream
04. Canto Di Gioia
05. Nuovi Rampanti
06. Prendi In Mano I Tuoi Anni
07. Vivere Il Mio Tempo
08. Frank
09. Incantesimo

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