I ragazzi venuti dal Brasile. No, non c'entra il film degli anni 70; stiamo parliamo dei Seita, quartetto brasiliano che, sulle orme dei connazionali Sepultura, si lancia nel mondo della musica metal con “Asymmetric Warfare”. Un nome, un programma. Perché questo album è tutto men che “simmetrico”. Solitamente, all'interno di un disco, a volte all'interno della stessa canzone, si trova una struttura simmetrica e non è questo il caso. Abbiamo infatti a che fare con un disco tiratissimo, dall'inizio alla fine, praticamente senza tempi morti.
Uno potrebbe dire: “ah, bene, un bel disco da mettere su per fare del casino”! No. O almeno, non esattamente. I Seita mettono nel piatto dieci brani e, come sempre, non sono tutti riusciti perfettamente. Non sono necessariamente pezzi brutti, solo meno piacevoli degli altri. Tracce come “The Awakening” o “Reborn In Fire” sono estremamente piacevoli, se ascoltati da chi apprezza il genere, con tutti i crismi del caso. Si capisce anche che i quattro sanno maneggiare il proprio strumento e sanno come si compone questo tipo di musica, ma oltre a questo c'è poco. Ben presto infatti sopraggiunge la noia, il già sentito, la sensazione tutt'altro che piacevole di avere nello stereo sempre la stessa canzone ripetuta all'infinito. Inoltre, i momenti veramente validi non sono abbastanza per controbilanciare quelli meno riusciti. Il risultato è calderone indistinto in cui qualcosa sta bruciando.
Come primo full-length, purtroppo, i Seita non presentano un lavoro abbastanza valido per giungere alla sufficienza. Fanno capire che ci sanno fare, ma che oltre a questo necessitano di ancora un po' di gavetta, di qualche altro EP e di sicuro della direzione di un buon produttore. Con qualche sforzo in più, forse negli anni potrebbero arrivare a qualcosa di buono.