Articolo a cura di Paolo Merli
Inghilterra, 1990. La lezione di Dinosaur Jr, e Sonic Youth è stata assimilata, Psychocandy e Isn't Anything girano sul piatto di qualunque indierocker che si rispetti e cominciano ad affiorare un manipolo di band che prendono queste influenze, le masticano e le re-impastano con quanto di buono è stato fatto alla fine degli eighties da band come Cocteau Twins, Lush ed il dream pop in genere. Parliamo di realtà come Slowdive, Ride, Catherine Wheel, band anche molto diverse tra loro, ma che hanno in comune l'amore per i My Bloody Valentine e gli oceani di riverbero. Era nato lo shoegaze. I capolavori del genere non sono ancora usciti, il suono è ancora in via di definizione e l'underground è in fermento.
E' in questo neonato ambiente che, alla fine del 1990, si formano gli Adorable, sottovalutato combo shoegaze capitanato da Pete Fijalkowski (voce/chitarra), elemento tanto problematico quanto geniale, frontman carismatico ma anche probabile responsabile degli attriti che si verranno successivamente a creare con la Creation, loro etichetta (allora vera e propria Mecca per chiunque amasse un certo tipo di sound). Dopo una manciata di fisiolgici ep e singoli, riuscirono a dare alle stampe nel 1993 al loro debutto, "Against Perfection".
Gli Adorable sono stati una delle creature più bizzarre dell'intero movimento shoegaze, un universo a se stante, se volgiamo. Privi della carica onirica e sognante degli Slowdive, della carica erotica dei My Bloody Valentine, e della psichedelia in odor di LSD dei Ride, gli Adorable hanno avuto il merito di dare un volto più umano al genere; figli di un lirismo che sa tanto di Morrissey, probabilmente il più importante artista inglese di quegli anni, di quell'introspezione che aveva (ri)messo la parola al centro della canzone e che tanti adolescenti aveva fatto sognare, laddove il resto della scena usava spesso la voce come un altro strumento e le lyrics stesse erano inafferrabili e sfuggenti, immerse in strati e strati di riverbero. Ma gli Adorable erano anche figli degli Stone Roses, e di fatto figli di quello che da lì a poco si sarebbe chiamato Brit Pop (pur avendolo paradossalmente precorso) e dei Kitchens Of Distinction, dei quali sono probabilmente la logica prosecuzione in chiave meno nera.
E' proprio questo perennemente essere a cavallo di più generi che permette alla band di spaziare ed esprimersi come più le aggrada. Poco importa se il risultato è lo shoegaze tout-court ("Sunshine Smile"), rasoiate da due minuti e mezzo che non sarebbero dispiaciute a J Mascis ("Favourite Fallen Idol") o pezzi in cui sono gli arpeggi e la malinconia a farla da padrone ("A To Fade In"); complice la splendida voce di Fijalkowski, che riesce a spaziare tra diversi mood con una grande naturalezza e senza forzature, tutto il disco è una splendida superficie su cui accoccolarsi, ascoltando quelle parole in cui molti, ne siamo sicuri, si rispecchieranno.