Con una “Sacra Triade” rappresentata da Ligabue, Vasco Rossi e Gianlcua Grignani, è difficile ipotizzare che Alberto Donatelli trovi un accomodante posto a sedere. Una frase estremamente lapidaria e circostanziale, ma che lascia spazio a ben più ampie considerazioni, tipo come il classic rock melodico all’italiana, pronto ed impacchettato in direzione Sanremo e RTL 102.5, ai giorni nostri sia un genere iper-saturo, e probabilmente la cosa di cui si ha meno bisogno attualmente per cercare di far crescere un pochino anche il nostro Bel Paese nei confronti dell’arte musica (insieme all’italiano che balla male di Fabri Fibra).
Esterofilia critica fastidiosa e snob? Certamente, ma è anche vero che “Arcobaleno Di Profilo” è un disco che presenta tutti i cliché del caso: melodie di facile presa, manierismo a profusione in sede di arrangiamento, una voce roca ed energica del cantautore perché “oh si che si ha il cuore spezzato e sensibile, ma si fa comunque rock che è musica dura! (eh! Vascorossiano in questo punto)”, e liriche imperniate su quanto le donne siano stronze ma allo stesso tempo bellissime e necessarie all’uomo che è essere dall’animo meschino che solo loro sono in grado di salvare, o altri concetti particolarmente interessanti come il fatto che dire la verità sia un atto oltremodo difficile, ma doveroso.
Tutti elementi, insomma, che quell’esterofilia critica la fanno crescere, e nulla in quest’opera discografica si salva dal fastidio della banalità e della prevedibilità, per questo motivo “Arcobaleno Di Profilo” è inciso destinato unicamente alle orecchie di coloro che non ne hanno ancora avuto abbastanza.