La band si colloca nel filone - di giorno in giorno sempre più nutrito - del cantautorato italiano, che, con sonorità semplici ed immediate, arriva al cuore - e alle orecchie - dell'ascoltatore, affrontando argomenti di per sé molto quotidiani e di stampo sentimentale. Numerosi sono i riferimenti a figure femminili, amori un po' complicati, come in "Una Settimana Con Veronica", "Donna Che Ride" o "Uomo Che Piange". Fermo restando che i contenuti rimangono una scelta soggettiva, più o meno condivisibile, musicalmente i Nostri non danno vita a niente di troppo originale od innovativo, per quanto si legga che la band si sia impegnata per rendere quanto più variegata la propria proposta. A volte è proprio nel cercare di non rimanere intrappolati in un genere, che si finisce per rimanerne invischiati. Si parla di folk - ed in piccola misura si può sentire qualche sonorità appartenente a questo genere, swing - non me ne vogliano i buoni musicisti, ma di swing propriamente inteso non sembra proprio essercene in questo inciso - e per finire rock sperimentale, maggiormente riscontrabile in "Persona Qualunque" o nella divertente "Vino Divino", rifatta nel 2006 da Rossana Casale.
Dunque, questo "Quebegue" si presta ad un ascolto leggero e disimpegnato, e il full-length in tutta onestà assolve perfettamente alla funzione di disco scorrevole, perché non si può certo dire che il prodotto sia stato male confezionato. L'unica cosa che lascia perplessi è quest'inarrestabile abitudine di voler mettere più e più etichette a un disco, facendolo sembrare più eclettico di quello che non è. E' un semplice disco di cantautorato italiano, con qualche venatura folk. Nulla di più e niente di così originale.