Devin Townsend Project
Epicloud

2012, InsideOut Music
Prog Rock

Nuovo album e nuovo centro. E chi lo ferma più?
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 12/09/12

Cosa dire di Devin Townsend che non sia stato già detto sino allo sfinimento? Stacanovista all’enesima potenza, “bulimico” cronico sempre affamato di musica, pazzoide e geniale allo stesso tempo, di quelli che non fai in tempo ad ascoltare un nuovo disco, che ne annuncia già uno nuovo tra pochi mesi... Insomma, uno di quei personaggi certamente fuori dagli schemi, sempre più rari al giorno d’oggi, impegnato solo a produrre la sua musica senza badare ad altro.

Pensavamo che con “Ghost” la saga del Devin Townsend Project fosse arrivata alla fine (sebbene i primi vagiti di “Ghost 2” circolino da mesi) ma, come detto sopra, al termine della quadrilogia il canadese aveva fatto sapere di essere praticamente già al lavoro per il presente “Epicloud”, in collaborazione con Anneke Van Giersbergen, già apparsa in “Addicted”. Anzi a dire la verità, i piani di Devin erano quelli di dare un seguito all’altra saga “space opera” legata all’alieno caffettaro Ziltoid, ma, a suo dire, le cose che scriveva non erano adatte al progetto, quindi invece che accantonare tutto, perchè non farne un disco vero e proprio (appunto “Epicloud”) e rimandare prossimamente “Ziltoid parte 2”?    

Una genesi che conferma quindi il modo di lavorare del canadese, una sorta di lavoro di getto che una volta messo in moto risulta difficile da contenere. Quello che stupisce comunque non è tanto la quantità, piuttosto la qualità delle continue pubblicazioni, a dir poco soprendente considerati i tempi strettissimi di lavorazione. Come avrete potuto capire quindi anche “Epicloud” centra il bersaglio, pur non essendo il miglior album di Townsend, il lavoro ha il grande merito di farsi ascoltare interamente con grande facilità, offrendo spunti, momenti di interesse e varietà a getto continuo. Rispetto alla produzione recente forse manca una sorta di filo conduttore (il che testimonierebbe la nascita viscerale del disco), non vi sono novità degne di nota, andando a rielaborare tutto l’universo musicale del canadese in modo comunque originale, senza il rischio di incappare in déjà vu fastidiosi.

“Poppy hard rock thing”
, per citare lo stesso Townsend. Definizione calzante per un disco che andrebbe classificato come Devin rock/metal, data la peculiarità unica di HevyDevy di miscelare alti e bassi come nessun altro, passando da sfumature inclini al pop, ritornelli ariosi e motivetti da cantare a squarciagola, a fraseggi epici da pelle d’oca. Rock, prog, metal, incursioni jazz e tanto altro in "Epicloud"... La solita iperproduzione di Townsend, ricchissima di particolari nascosti, con una venatura elettronica, new age e sinfonica e la solita capacità di divertirsi (guardate il video non ufficiale di “Lucky Animals” o il teaser, e capirete), divertire, senza dimenticarsi di fare il serio (citiamo solo la conclusiva “Angel”, così profonda da commuoversi).

Un disco davvero bello e riuscito in ogni aspetto, in cui come al solito i compagni di viaggio di Devin vengono valorizzati al meglio (parliamo della solidissima line-up), con una menzione particolare per l’ottima Anneke Van Giersbergen, efficacissima nei suoi numerosi interventi. E per non farsi mancare nulla, in scaletta appare anche una nuova versione di un classico come “Kingdom”, che non aveva soddisfatto il nostro nella sua prima stesura in “Physicist” (del 2000), e che assume una veste davvero più appagante all’orecchio (cosa per altro molto difficile). Che dire, “Epicloud” è forse più una valvola di sfogo che un capitolo maggiormente studiato, ma se i risultati sono questi, non possiamo fare altro che inchinarci. Ascoltato questo, potrete gettare alle ortiche (o nel cestino) praticamente tutto quello uscito negli ultimi mesi. 



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