Recensione a cura di Paolo Merli
C'è aria di cambiamento anche in casa Criminal Jokers. Dopo il buon debutto del 2009 con "This Was Supposed To Be The Future", i Nostri ci riprovano nel 2012 con "Bestie".
Già il titolo è indicativo: viene abbandonato l'idioma d'Albione in favore di un più intimo (ma non per questo più rassicurante) italiano. Ma le novità non riguardano certo solo la lingua utilizzata: è proprio il sound stesso del gruppo a dover affrontare il cambiamento più deciso. La velocità in generale risulta affievolita, e la band si trova ora a proprio agio in mid-tempo scuri, dove i testi caustici e fangosi (forse il maggior pregio dell'opera) riescono a raggiungere la massima efficacia. Il riferimento che salta subito alla testa sono senz'altro gli Zen Circus, a tratti in modo fin troppo evidente, ma la band riesce comunque a mantenere una certa personalità, merito anche del timbro di Francesco Motta (che tra l'altro è anche produttore del lavoro assieme a Manuele "Max Stirner" Fusaroli ), decisamente più teatrale, se vogliamo, di quella di Andrea Appino.
Purtroppo, però, non tutto è oro quel che luccica: se "Bestie", posta in apertura e vero proprio manifesto e chiave di lettura del disco, colpisce dritto nel segno (dotata inoltre di un testo tra i migliori) e "Fango", primo estratto dell'album e disponibile già da mesi, prosegue la serie positiva, non si può dire lo stesso di tutte e 10 le tracce che compongono il lavoro. Canzoni come "Quando Arriva La Bomba", "Adesso Mi Alzo" o "Occhi Bianchi", con i suo accenni folkish, non emozionano come dovrebbero, e nonostante si lascino ascoltare la tentazione di premere il tasto skip a volte prende il sopravvento.
Un lavoro che si muove tra alti e bassi, dunque, che piacerà sicuramente ai fan del genere (e degli Zen Circus), ma sicuramente perfettibile, in attesa di un più incisivo futuro.