E’ difficile trovare una definizione adatta ad un personaggio come Björk: quel che è certo è che si può considerarla un’artista versatile. E già, dai tempi in cui militava in una serie di gruppi punk (prima negli Exodus, poi nei Tappi Tikarras per poi fondare con il compagno di allora Thòr Eldon i Sugarcubes) la regina delle nevi ne ha fatti di passi avanti, e non si è più fermata. La sua carriera solista, che l’ha fatta conoscere al pubblico internazionale, è stata lanciata dall’album del 1993, "Debut", in cui la Nostra sperimentava un nuovo modo di fare pop, oscillando tra la techno e l’avanguardia. Seguiranno "Post" (1995), disco che non mantiene la stessa struttura dell’album precedente, "Homogenic" (1997), album ricco di orchestrazioni, romantico e cupo allo stesso tempo, con cui raggiungerà l’apice del successo, e "Vespertine" del 2001, composto dopo una breve parentesi cinematografica che è valsa a Björk il premio come miglior attrice nel film di Lars Von Trier, "Dancer in the Dark".
"Medúlla" (nome che deriva dal latino e significa midollo), invece, quinto album studio della cantante e compositrice islandese, pubblicato nel 2004 dalla One Little Indian Ltd, è l’album che sicuramente segna la maturità artistica di Björk, la quale riesce a rimanere se stessa pur aprendo un nuovo capitolo nella sua carriera di contaminazioni musicali e offrendo sperimentazioni geniali ma che richiedono uno sforzo intellettuale da parte dell’ascoltatore nell’atto di approcciarsi alla sua arte, come per questo lavoro. Abbandonato l’accompagnamento strumentale, protagonista assoluta di questo lavoro è sicuramente la voce - il “midollo” della musica appunto - quella stessa voce raffinata e delicata su cui la Nostra ha fatto leva nei suoi precedenti album, fondendola insieme ad arrangiamenti e campionamenti elettronici. La voce di Björk non è la sola che si possa udire: infatti, il disco è arricchito dalla presenza di due cori molto importanti, ossia l’Icelandic Choir e il London Choir, nonché dalla presenza di Mike Patton (ex cantante dei Faith No More), che presta la voce a "Pleasure Is All Mine" e "Where Is The Line", e Robert Wyatt, che duetta con Björk nel brano "Submarine".
In quest’album, minimalista ma nello stesso tempo carico di orchestrazioni vocali, Björk esplora temi nuovi come ad esempio la bellezza di essere madre nella traccia di apertura "Pleasure Is All Mine" oppure l’esaltazione del corpo umano in "Triumph Of A Heart"; esprime l’amore per la sua terra, l’Islanda, e lo fa dedicandole una canzone, "Vökuró", cantata in islandese. Affronta persino temi più spinosi quali quelli politici, in cui fa riferimento ad Osama Bin Laden e George W. Bush: "I need a shelter, to build an altar, away from all Osamas and Bushes” ("Mouth’s Cradle"). E’ soprattutto "Oceania", la traccia-capolavoro dell’album, brano eseguito dalla cantante durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Atene del 2004. Per scrivere il brano, Björk ha ripreso il mito greco di Oceano, figlio di Urano e di Gea, dotato di una forza generatrice. Secondo la storia, tutto ebbe origine dall’Oceano, per cui l'artista riprende l’idea che tutte le creature provengano dal mare. Insomma, "Medúlla" non è un’opera pop ma neanche trip-hop; non c’è elettronica e non è un disco techno: è un disco avanguardistico di sole voci che si fondono, si sovrastano e si confondono, risultato di un progetto un po’ ambizioso.
Ascoltando questo album potremmo vivere una “lake experience”: con questo titolo è stato battezzato l’album prima della sua uscita ufficiale nell’agosto 2004, perché le registrazioni sono state effettuate in una capanna in riva al lago. E’ sicuramente un album evocativo e profondo, raffinato ma - se mi si concede - inascoltabile in alcuni brani che sconfinano nella noia, non immediato anche per coloro che conoscono molto bene il sound björkiano, e non consigliabile, soprattutto, a coloro i quali si avvicinano per la prima volta all’universo musicale di questa artista.