Numero 6
Dio C'è

2012, Urtovox
Pop Rock

I Numero 6 si vogliono bene per davvero, e non prendono affatto per il culo.
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 16/10/12

A volte, fa piacere la consapevolezza di essere lungimiranti. Avevamo lasciato i genovesi Numero 6 in balia di un disco (“I Love You Fortissimo”) in cui lo splendore lirico mal si sposava con canzoni scarsamente efficaci, troppo perse in un mare di sterile dietrologia. Due anni dopo, i genovesi tornano nei nostri stereo, e fa piacere vedere che le cose sono assai diverse rispetto ad un non troppo lontano passato.

Innanzitutto, la retromania non è una disciplina abbandonata dalla band, ma ora si abbraccia con naturalezza ad un melodioso vento pop melodico di straordinario brio: una forte brezza che spira direttamente dai ‘60s inglesi, senza rinunciare ad un minimo di contemporaneità che rende tutto sì semplice e gradevole, ma affatto sterile. “Re passaggio breve in si minore / Atterri in la e poi voli in fa minore diesis / E chiudi i conti in un bel sol”…viene da chiedersi, citando la titletrack, se il segreto sia davvero tutto qua, se davvero basti “Fare un ritornello pop / Vai di banalità a go-go / Di remore io non  ne ho / In fondo sono un gigolò!” (da “Domatore Di Coglioni”) per stravolgere, in meglio, una band, trasformando ottime potenzialità in solide concretezze. Ascoltando il burroso arrangiamento d’archi su “’66”, o il violino che prosegue più triste nella sua corsa solitaria nella successiva “Un Mare”, la risposta non può che essere un: “Certo che sì!”, tanto più se, abbinato a tutto questo, ritroviamo quella verve lirica che già ebbe modo di distinguersi agli esordi (“Mi vuoi bene per davvero? / O prendi solo per il culo?” cantano ossessivamente i Numero 6 sul singolo “Fa Ridere”), qui al massimo splendore tra dissacranti ritratti di rapporti a distanza (“Low Cost”) o deliziosi attacchi trasversali a Fabri Fibra, Club Dogo e compagnia brutta che certa stampa importante e specializzata di carattere nazionale ha il coraggio di definire “neo-rock” (“Storia Precaria”, autentico capolavoro nel suo essere canzone-nella-canzone, con quella lunga coda elettronica strumentale in fondo a dir poco galvanizzante).

Dio C’è” e, se esiste, deve aver dato una mano ad indirizzare questi ragazzi verso la casa della loro musa, su un sentiero di roboante ispirazione che ha portato alla nascita di un disco privo di incertezze e sbavature, nonché genuinamente entusiasmante. 
Rendiamo grazie.




01. Mi Arrendo
02. Low Cost
03. Scappa Via
04. Crash!
05. Storia Precaria
06. Persone Che Potresti Conoscere
07. Dio C’è
08. Domatore Di Coglioni
09. Fa Ridere
10. La Vita Sbrana
11. ‘66
12. Un Mare
13. A Chi E’ Infallibile

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