Converge
All We Love We Leave Behind

2012, Epitaph Records
Hardcore

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 16/10/12

Volete la violenza, la durezza e la ferocia dell'hardcore dei tempi che furono, dei tempi in cui questo genere si sviluppava sulla costa Est degli Stati Uniti e dell'Inghilterra e mieteva vittime tra i sempre più numerosi fan? Ecco, prendete “All We Love We Leave Behind” e inseritelo nello stereo. Non ve ne pentirete.

I Converge arrivano dal Massachussets, US, si formano nel 1990. Quattro anni dopo arriva il primo full-length e da diciotto anni a questa parte non è cambiato assolutamente niente. Certo, la loro musica si è evoluta, passando da un hardcore punk relativamente grezzo ma sempre ben costruito ad una proposta che più si avvicina al mathcore e che a volte ne prevarica i confini incorporando elementi nuovi, ma si può dire che i quattro americani, musicalmente parlando, siano rimasti molto fedeli alle origini. Origini che li vedono protagonisti fin dall'inizio dell'innovazione del genere. Di fatto il mix che da sempre ha contraddistinto i Converge permane tuttora. Harcore, punk rock e heavy metal si mescolano alla perfezione in un sound unico e, si può dire, inimitabile. Oltre a questo unico miscuglio di generi più o meno “estremi”, quello che caratterizza da sempre la musica dei Converge e quindi anche “All We Love We Leave Behind” è un uso particolarissimo delle ritmiche, in cui il tempo dispari la fa da padrone, creando una verve tutta particolare che attira l'ascoltatore in un vortice che costringe a prestare attenzione fino all'ultimo secondo. A partire dall'opener, la splendida e accattivante “Aimless Arrow”, fino alla chiusura di “Predatory Glow”, siamo testimoni di un burrascoso viaggio lungo quattordici potenti brani perfetti per sbollire la rabbia e la frustrazione accumulate durante la giornata.

“All We Love We Leave Behind” è il classico album dei Converge e non si discosta più di tanto dalla loro proposta di sempre, benché essa sia eclettica in partenza e dimostri come, col passare del tempo, alcune band invece che declinare riescano a mantenersi su livelli compositivi molto alti, senza andarsi a schiantare contro lo scoglio dell'autocitazionismo, come a volte capita ad artisti sulla piazza da molto tempo.





01. Aimless Arrow
02. Trespasses
03. Tender Abues
04. Sadness Comes Home
05. Empty On The Inside
06. Sparrow's Fall
07. A Glacial Place
08. Vicious Muse
09. Veins And Veils
10. Coral Blue
11. Shame In The Way
12. Precipice
13. All We Love We Leave Behind
14. Predatory Glow

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool