Ci sono band che hanno la fortuna di esplodere, musicalmente parlando, agli inizi della loro carriera grazie ad un ottimo, ben cesellato e distribuito debut album; ci sono altre realtà che, lavorando operose, come le formichine che accumulano cibo per l’inverno, briciola dopo briciola, riescono a ritagliarsi quello spazio tanto agognato quando l’idea di una band è ancora in fase embrionale. E‘ questo il caso di norvegesi Trollfest che, album dopo album, fatica dopo fatica, giungono al quinto sigillo della loro discografia. “Brumlebassen” è l’ultimo pargoletto che segue di gran carriera i precedenti “Willkommen Folk Tell Drekka Fest!” (2005), “Brakebein” (2006), “Villanden” (2009), “En Kvest For Den Hellige Gral” (2011). Fautori di una proposta musicale che difficilmente può essere catalogata in questo o quel genere (si parte dal black, si passa per il folk, si arriva all’acustico), i Trollfest hanno saputo conquistarsi le attenzioni di molti di noi, creando quella giusta composizione di velocità, cattiveria, umorismo, pazzia, schizofrenia e alcolismo che permea qualsiasi canzone abbiano mai scritto (cito per esempio i versi di animali che vengono costantemente inseriti in ogni disco: dai cani, alle papere, alle mucche e cosi via).
“Brumlebassen”, forse, è il punto più alto raggiunto dal disco d’esordio, quel “Willkommen Folk Tell Drekka Fest” che spiazzò la comunità metal e permise ai Nostri di farsi conoscere al di fuori della loro nazione natìa. Dalle registrazioni casalinghe vere e proprie (ci sono video che dimostrano che più casalinghi di così non si poteva essere: sul divano in salotto, sommersi dal fumo e dalle lattine di birra e bottiglie di superalcolici) si è passati a una produzione più corposa, potente e incisiva; il tempo delle registrazioni di bassa qualità è finalmente (purtroppo per i nostalgici) finito. L’album, presentato ufficialmente nella suggestiva location del Metal Camp (festival nel quali i Trollfest sono riusciti ad accaparrarsi uno stand tutto loro in riva al torrente), è composto da dodici tracce più la bonus track contenuta nell’edizione limitata.
I brani, come sempre, sono tra i più vari che si possano sperare di trovare. Inutile stare a descrivere le peculiarità delle canzoni, dovete per forza di cosa ascoltare voi stessi e tastare con mano (o forse sarebbe il caso dire orecchio) il prodotto Trollfest. Il trittico iniziale spiazza per aggressività e genialità, strumenti folkoristici si innestano bene e si amalgano con la classiche chitarri sferzanti e batterie a rullo. C’è ovviamente spazio anche per i classici motivetti tutti da cantare come nel caso di “Hevlette”, nonché momenti goliardici come per il brano che fa da apripista del cd e primo video estratto, “Trinkentroll”. “Rundt Bålet” chiude il disco e ci congeda dalla band, riassumendo nei due minuti di durata tutto quello che questi musicisti sono in grado di offrirci (beh, non tutto ovviamente, ma è una buona traccia indicativa), non fatico ad immaginare numerosi circle pit in sede live all’attacco della canzone. Numerosi sono anche gli ospiti presenti nel disco: Vreth dei Finntroll e Mariangela dei Tristania sono sicuramenti quelli più noti e tra quelli da citare.
Non si può non menzionare infine lo splendido artwork e l’ancor più magnifico libretto contente i testi delle canzoni. Impaginato come fosse un’enciclopedia, ci presenta i brani intervallati da interessantissimi grafici e curiosità, vere o meno, sul mondo delle api (ah si, non l’avevo ancora detto ma l’intero album è incentrato sostanzialmente sugli insetti gialli e neri) e dai fotomontaggi con i membri della band. Davvero esilarante.
Un album che prescinde qualsiasi regola, che intrattiene dall’inizio alla fine e che, a parer mio, consacra definitivamente i Trollfest. Provate a dargli un ascolto, ne rimarrete sicuramente folgorati.
“Brumlebassen”, forse, è il punto più alto raggiunto dal disco d’esordio, quel “Willkommen Folk Tell Drekka Fest” che spiazzò la comunità metal e permise ai Nostri di farsi conoscere al di fuori della loro nazione natìa. Dalle registrazioni casalinghe vere e proprie (ci sono video che dimostrano che più casalinghi di così non si poteva essere: sul divano in salotto, sommersi dal fumo e dalle lattine di birra e bottiglie di superalcolici) si è passati a una produzione più corposa, potente e incisiva; il tempo delle registrazioni di bassa qualità è finalmente (purtroppo per i nostalgici) finito. L’album, presentato ufficialmente nella suggestiva location del Metal Camp (festival nel quali i Trollfest sono riusciti ad accaparrarsi uno stand tutto loro in riva al torrente), è composto da dodici tracce più la bonus track contenuta nell’edizione limitata.
I brani, come sempre, sono tra i più vari che si possano sperare di trovare. Inutile stare a descrivere le peculiarità delle canzoni, dovete per forza di cosa ascoltare voi stessi e tastare con mano (o forse sarebbe il caso dire orecchio) il prodotto Trollfest. Il trittico iniziale spiazza per aggressività e genialità, strumenti folkoristici si innestano bene e si amalgano con la classiche chitarri sferzanti e batterie a rullo. C’è ovviamente spazio anche per i classici motivetti tutti da cantare come nel caso di “Hevlette”, nonché momenti goliardici come per il brano che fa da apripista del cd e primo video estratto, “Trinkentroll”. “Rundt Bålet” chiude il disco e ci congeda dalla band, riassumendo nei due minuti di durata tutto quello che questi musicisti sono in grado di offrirci (beh, non tutto ovviamente, ma è una buona traccia indicativa), non fatico ad immaginare numerosi circle pit in sede live all’attacco della canzone. Numerosi sono anche gli ospiti presenti nel disco: Vreth dei Finntroll e Mariangela dei Tristania sono sicuramenti quelli più noti e tra quelli da citare.
Non si può non menzionare infine lo splendido artwork e l’ancor più magnifico libretto contente i testi delle canzoni. Impaginato come fosse un’enciclopedia, ci presenta i brani intervallati da interessantissimi grafici e curiosità, vere o meno, sul mondo delle api (ah si, non l’avevo ancora detto ma l’intero album è incentrato sostanzialmente sugli insetti gialli e neri) e dai fotomontaggi con i membri della band. Davvero esilarante.
Un album che prescinde qualsiasi regola, che intrattiene dall’inizio alla fine e che, a parer mio, consacra definitivamente i Trollfest. Provate a dargli un ascolto, ne rimarrete sicuramente folgorati.