The Foreshadowing
Second World

2012, Cyclone Empire Records
Gothic/Doom

Recensione di Marco Mazza - Pubblicata in data: 16/11/12

L’ambiente musicale romano è certamente uno dei più vivi nel panorama musicale italiano. Diverse sue band sono riuscite ad imporsi sulla scena nazionale e non solo, ottenendo spesso contratti con importanti etichette e dimostrando di non essere inferiori a gruppi ben più blasonati a livello internazionale, anzi riuscendo, in alcuni casi, ad essere addirittura un riferimento ed un modello da seguire, vedasi il caso Novembre. I The Foreshadowing nascono proprio da alcuni di questi gruppi, in particolare dai Klimt 1918, da cui provengono diversi suoi membri.


Vengono lanciati sulle scene nel 2007, anno di pubblicazione del loro primo album, il sorprendente e ben più che convincente “Days of Nothing”. Apprezzatissimo dalla critica, mostra sin da subito il potenziale del gruppo romano. Atmosfere decadenti e nichiliste, oscilla tra gothic e doom ispirandosi a mostri sacri come My Dying Bride, Paradise Lost e Katatonia. Il successivo “Oionos”, conferma appieno tutte le aspettative che si potevano avere dopo il debutto; meno immediato è però un lavoro certamente più maturo e completo, il sound cambia leggermente, scostandosi maggiormente dal gothic e puntando più al doom dei My Dying Bride. Ed proprio su questa scia che vede la luce, a due anni di distanza, la loro ultima fatica: “Second World”.

Presentato con le raccomandazioni eccellenti di Anders Nyström (Katatonia) e Dan Swanö, “Second World” è la fuga da un mondo in completa distruzione, dove ogni speranza è persa, e della seconda possibilità che viene offerta ai sopravvissuti alla devastazione. L’opener “Havoc” ci catapulta subito in uno scenario apocalittico. E’ uno dei pezzi migliori. Sicura e convincente dipinge scenari cupi e opprimenti esaltando i caratteri distintivi della band. Nei minuti finali del pezzo sono introdotti cori gregoriani in latino che, storpiando una preghiera cattolica, sbattono in faccia all’ascoltatore l’agghiacciante visione del mondo in cui si trova: “Gloria in excelsis Deo Et interra Infernum”. L’espediente dei cori sacrali verrà utilizzato più volte nel corso dei brani, sempre con la funzione di esaltare i momenti più drammatici. L’album prosegue senza troppi stravolgimenti con le successive “Outcast” e “The Forsaken Son”, in quest’ultima in particolare spicca nella seconda metà la voce di Marco Benevento, che si fa così dura da sfiorare il growl, ricalcando da vicino quanto fatto spesso da Aaron Stainthorpe. La successiva title-track “Second World” continua a viaggiare sugli schemi ormai ben rodati e conosciuti della band, e chiude la prima parte del disco. “Ground Zero” e “Reverie Is A Tyrant” proseguono tracciando scenari desolati e malinconici, effetto ottenuto soprattutto grazie all’ottimo lavoro delle chitarre di Alessandro Pace e Andrea Chiodetti. “Reverie Is A Tyrant” vede di nuovo la presenza dei cori gregoriani alla sua apertura; cori che si trasformano in una preghiera vera e propria nella successiva “Colonies”. Unitamente ad una campana di sfondo introdurrà la sempre impeccabile voce di Benevento che, con l’incedere della batteria di Jonah Padella e l’aumento generale dei ritmi, ci accompagnerà verso un grande finale in cui viene mostrata la parte più emozionale della band. “Noli Timere” e “Friends Of Pain” chiudono l’album tra riferimenti biblici, cori e una generale atmosfera solenne e sacrale.

In definitiva quest’ultimo rilascio non si discosta molto da quanto fatto con il precedente “Oionos”, una ormai ben più che collaudata base gothic con parecchi inserti e riferimenti death-doom. E’ possibile tuttavia notare un tentativo per cercare di ottenere maggiore varietà e dinamismo nelle composizioni rispetto al passato, senza per questo snaturarne il loro stile. Il tentativo è risuscito però solo in parte, non riesce a donare infatti a “Second World” la longevità d’ascolto voluta. L’ultima uscita dei The Foreshadowing non tradisce comunque le aspettative, lavoro al livello (alto) dei precedenti, nulla di meno, nulla di più. Il gruppo nostrano non inventa nulla, ma quello che fa lo fa bene, innegabilmente.





01. Havoc

02. Outcast

03. The Forsaken Son

04. Second World

05. Aftermaths

06. Ground Zero

07. Reverie Is A Tyrant

08. Colonies

09. Noli Timere

10. Friends Of Pain

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