Coram Lethe
Heterodox

2012, Built2Kill Records
Death Metal

Recensione di Lorenzo Brignoli - Pubblicata in data: 16/11/12

Non so voi, ma francamente l’ultima cosa che mi aspetterei di sentire all’inizio di un disco “Technical Death Metal” è uno strumento a fiato usato dagli aborigeni australiani, conosciuto come didgeridoo. Bè, che ci crediate o meno è così che si presenta “Heterodox” dei toscani Coram Lethe, che sono così giunti alla pubblicazione del loro quarto full length, dopo 13 anni di carriera.

Sarò sincero, pur amando questo genere spesso faccio fatica a trovare nuove uscite stimolanti, persino dai cosiddetti nomi top della scena; troppo spesso si ascoltano brutte copie di band scandinave o americane, senza troppa varietà o personalità per entusiasmare chi ascolta. Sì, lo ammetto e non me ne vanto: non nutrivo aspettative esagerate per questo platter dei nostri connazionali, tuttavia raramente sono stato così felice di sbagliarmi. Difatti “Heterodox” è un signor disco, che non solo sa prenderti al primo ascolto, ma cresce nel tempo, mostrando le sue sfaccettature e la sua varietà.

Tanta infatti la carne messa al fuoco dai nostri, che tuttavia riescono a non strafare (il che a mio avviso è sempre un rischio concreto in questi casi) e a venir fuori con un album ricco di personalità e vario al punto giusto. Troviamo un po’ di tutto in "Heterodox": è sicuramente melodico, ma non troppo “svedese”, tecnico e a volte con sfumature progressive, ma non troppo “sbrodolato”, sicuramente veloce ma mai caotico, a tratti epico e battagliero ma non grossolano. E’ quindi così che nei 50 minuti di “Heterodox” ci sentiamo gli Immolation e gli At the Gates, gli Amon Amarth, i Naglfar e chi più ne ha piu ne metta ma senza che una di queste influenze sia eccessivamente ridondante, senza che i nostri diano l’impressione di perdere il bandolo della matassa. Siamo di fronte a un disco da band matura e sicura dei propri mezzi, tecnici indubbiamente ma soprattutto compositivi, in altre parole un album che meriterebbe più fortuna di quella che purtroppo probabilmente incontrerà.

Credetemi non sono affatto uno di quelli “ah se non fossero italiani avrebbero sfondato” e non mi metterei mai a favorire un gruppo solo perchè italiano, tuttavia mi sento di consigliare di dare una chance a quest’ultimo parto dei Coram Lethe a chiunque faccia fatica a trovare Death Metal suonato con passione e ispirazione. Insomma, qualcosa che vada oltre la solita formula, uno di quei dischi che quando arrivi all’ottava e ultima traccia sei triste perchè è già finito e non vedi l’ora di riascoltarti il chorus di “Light in Disguise” o di fare headbanging sul riff di “The Anticompromise”. Non succede spesso, ma mi è successo un bel po’ di volte con “Heterodox” e qualcosa vorrà pur dire.



01. Hipno – Magik

02. The Stench of Extinction

03. Where the Worms Crawl

04. Bare

05. The Anticompromise

06. Light in Disguise

07. Waxed Seal

08. Monolith Radiant

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