I Kalevala approdano nuovamente fra le pagine digitali di SpazioRock con un album tutto nuovo e luccicante (il terzo per la precisione) che giunge a un solo anno di distanza da “Musicanti di Brema”, che tanto aveva fatto parlare di sé e molti consensi positivi aveva ricevuto. Un anno è contemporaneamente un intervallo breve e lungo; corto se consideriamo i tempi di produzione medi di un disco, grande se pensiamo al suo scorrere lento ma inesorabile riferendoci alla vita quotidiana di tutti noi.
I sei giovanotti con “There And Back Again” si spingono ulteriormente al di là delle linee di demarcazione del folk metal, genere cardine della loro proposta musicale, facendo spesso avanti e indietro (che sia un caso il titolo del disco?) tra metal, rock, folklore e musica celtica. Dopo l’ormai classica e suggestiva introduzione tratta da opere cinematografiche, è incastonata la prima sorpresa del cd: “S’io Fosse Foco” infatti è un pezzo che rende omaggio al genio di Fabrizio De André (nel precedente album invece fu Branduardi ad avere questo onore), brano rivisitato ovviamente in chiave Kalevala. Si spinge sull’acceleratore quindi con “Folk Metal, Baby!” che già dal titolo mette nero su bianco le sue intenzioni, il brano più metal-oriented del disco e sicuramente quello più movimentato del lotto. Tra francese, inglese, italiano e chi più ne ha più ne metta, il viaggio simbolico dei Kalevala prosegue, mettendo in bella mostra le eclettiche abilità del combo italiano, “Come Dio Comanda” e la title-track “There And Back Again” per citarne un paio. Il platter si dimostra vario e interessante con lo scorrere delle tracce; provate a dare un ascolto anche a “Glasses” e “Waterloo”: la prima di chiara derivazione jazz/swing, mentre la seconda, cantata in francese, strizza quasi l’orecchio alla musica rock-punk (pur mantenendo saldi i trademark della band, leggasi flauti e fisarmoniche). A chiudere il disco ci pensa “U’ Golema”, brano strumentale ed evocativo, dove i Kalevala danno buona prova delle loro doti musicali.
Menzione d’onore va alla realizzazione dell’artwork del disco, nel quale notiamo chiaramente un classico rimando ai nodi celtici rivisitati utilizzando mattoncini lego verdi, davvero brillante come soluzione. Risulta invece un po’ fiacchetta la produzione generale, meno incisiva e piena rispetto al predecessore. La durata del disco (attorno alla mezz’ora) rende l’intero lavoro immediato, diretto e facilmente assimilabile da chiunque. Essere affini a certe sonorità folk o meno non fa differenza, i Kalevala sapranno accompagnare l’ascoltatore in un viaggio singolare, unico e magico, un’avventura fatta di colori, linguaggi e suoni sapientemente combinati a formare “There And Back Again”.
I sei giovanotti con “There And Back Again” si spingono ulteriormente al di là delle linee di demarcazione del folk metal, genere cardine della loro proposta musicale, facendo spesso avanti e indietro (che sia un caso il titolo del disco?) tra metal, rock, folklore e musica celtica. Dopo l’ormai classica e suggestiva introduzione tratta da opere cinematografiche, è incastonata la prima sorpresa del cd: “S’io Fosse Foco” infatti è un pezzo che rende omaggio al genio di Fabrizio De André (nel precedente album invece fu Branduardi ad avere questo onore), brano rivisitato ovviamente in chiave Kalevala. Si spinge sull’acceleratore quindi con “Folk Metal, Baby!” che già dal titolo mette nero su bianco le sue intenzioni, il brano più metal-oriented del disco e sicuramente quello più movimentato del lotto. Tra francese, inglese, italiano e chi più ne ha più ne metta, il viaggio simbolico dei Kalevala prosegue, mettendo in bella mostra le eclettiche abilità del combo italiano, “Come Dio Comanda” e la title-track “There And Back Again” per citarne un paio. Il platter si dimostra vario e interessante con lo scorrere delle tracce; provate a dare un ascolto anche a “Glasses” e “Waterloo”: la prima di chiara derivazione jazz/swing, mentre la seconda, cantata in francese, strizza quasi l’orecchio alla musica rock-punk (pur mantenendo saldi i trademark della band, leggasi flauti e fisarmoniche). A chiudere il disco ci pensa “U’ Golema”, brano strumentale ed evocativo, dove i Kalevala danno buona prova delle loro doti musicali.
Menzione d’onore va alla realizzazione dell’artwork del disco, nel quale notiamo chiaramente un classico rimando ai nodi celtici rivisitati utilizzando mattoncini lego verdi, davvero brillante come soluzione. Risulta invece un po’ fiacchetta la produzione generale, meno incisiva e piena rispetto al predecessore. La durata del disco (attorno alla mezz’ora) rende l’intero lavoro immediato, diretto e facilmente assimilabile da chiunque. Essere affini a certe sonorità folk o meno non fa differenza, i Kalevala sapranno accompagnare l’ascoltatore in un viaggio singolare, unico e magico, un’avventura fatta di colori, linguaggi e suoni sapientemente combinati a formare “There And Back Again”.