Endless Coma
Rising Rage

2012, Buil2Kill Records
Industrial/Darkwave

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 02/12/12

Fossimo ad una mostra di arte contemporanea, probabilmente l’artwork dei padovani Endless Coma sfigurerebbe parecchio, provocando uno strano fastidio alla vista e non poca indifferenza. Per fortuna non si tratta di una mostra, bensì di un debutto che al suo interno abbraccia parecchie curiosità che, tuttavia, gli autori della suddetta opera non hanno di certo valorizzato. Questo “Rising Rage” è un lavoro oscuro, crepuscolare e solo in alcuni frangenti strumentali emozionante, che spaziando tra alternative e nu metal riesce a sfociare con la sua aura nera all’interno di un'interessante proposta darkwave. Cosa succede però quando si mette troppa carne al fuoco? Si rischia di bruciare il tutto, e i Nostri sembrano percorrere una strada già battuta tempo fa dai canadesi The Agonist, che pur essendo validissimi rischiavano di creare un irritante cacofonia.

La tracklist, composta da ben quattordici brani, non si trattiene e ci mostra fin dall’intro “Prelude To The End” un ambiente scuro circondato da presenze non proprio positive, mentre l’ottima “Mind Battle” ci disarma grazie a una tastiera perennemente in primo piano creando, come suggerisce il titolo, una sorta di battaglia tra l’accordo e la nostra mente. Man mano che il disco prosegue, però, c’è sempre qualcosa che non quadra, quel qualcosa che il nostro orecchio non riesce proprio a digerire. L'unico sprazzo positivo è offerto dall’ottima e melodica “Golden Chains” che, accompagnata da un assolo discreto, riesce finalmente nell’intento e crea piccole ma diverse tonalità di colore - sempre tra il nero e il grigio antracite - nelle linee vocali del cantante. Con l'avanzare del disco e soprattutto dopo le linee di basso magicamente nere di “Pain”, ci rendiamo conto che il problema, o meglio il punto debole, è proprio il vocalist Dark Priest. Ancorato perennemente ad un cantato monocorde e molte volte poco espressivo (“You're My God”), di certo non brilla per originalità; certo, rende interessante la prima parte, ma annoia e suscita angoscia nella seconda, risollevato soltanto dalla chitarra vagamente blues/dark di “The Last Minute”.

Lavoro sicuramente ben fatto e ben suonato per essere un debutto, ma in futuro bisognerà premere maggiormente sulle linee vocali e sull’espressività del cantante, magari rendendo più snella la tracklist e prediligendo l’emozione.





01. Prelude To The End
02. Mind Battle
03. I Don’t Have A Name
04. Disease
05. Golden Chains
06. No Faith
07. Evil Man
08. My Dear Satan
09. Pain
10. You Are My God
11. Mental Prison
12. Pure Ego
13. D.N.A. (Destroy New Angels)
14. The Last Minute

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