Dopo un esordio caleidoscopico e ubriacante come quello di "Innerspeaker", in cui viene riesumata l'acidità di "Sgt. Pepper" nei nostri giorni, gli australiani Tame Impala portano avanti gli stessi intenti con metodi un po' diversi. Questo "Lonerism" è stato messo assieme durante le tournée della band ed è probabilmente per questo che, più che una raccolta organica di canzoni, sembra lo sviluppo incoerente di bozze scarabocchiate.
Forse il rigore meno pronunciato nello sviluppo delle canzoni conferirà a questo secondo capitolo della loro carriera una tonalità più autenticamente psichedelica e meno concreta. "Lonerism" contiene compiacimento per il non finito, per il collage, ma meno sostanza in melodie e strutture di fondo. Troveremo quindi introduzioni a canzoni che, poi, non partono ("She Just Won't Believe Me"), brani che si bloccano come se il nastro fosse stato tranciato da un colpo di forbici ("Elephant"), canzoni che attaccano in fade-in già avviate e sfumano via che non sono ancora finite, come semplici estratti promozionali. L'effetto di tutto ciò è assai particolare, dato il contesto annebbiato in cui aleggiano le note del lettore. Il peccato qui sta, però, nel fatto che il loro debutto aveva proprio nel controllo razionale dei cliché "acidi", uno dei suoi maggiori punti di forza, mentre in "Lonerism" alle canzoni vere e proprie subentra un certo impressionismo. Lasciati da parte i confronti con "Innerspeaker", notiamo che l'idea di cucire in un album una sorta di "accozzaglia" psych-pop a base di Beatles, Beach Boys e Pink Floyd con il tocco elettronico era gia venuta agli Olivia Tremor Control sedici anni prima in "Dusk At The Cubist Castle"; con questo notiamo che, per quanto particolare, questa scelta non costituisce una novità. I buoni momenti emergono quasi inaspettatamente dall'amalgama sonoro ottimamente prodotto da David Friddmann, uno che di psichedelia moderna se ne intende (membro dei Flaming Lips e dei Mercury Rev, ha recentemente prodotto, tra gli altri, Neon Indian, MGMT). Fra queste "fasi di lucidità" della band spiccano "Endors Toi", "Feels Like We Only Go Backwards" ed "Elephant". Quest'ultima, estratta non a caso come singolo, è la più simile a quanto eravamo abituati a sentire dai Tame Impala: riff ciccione, ritmo serrato, arrangiamenti colorati e ricchi di sfumature. Su questo tipo di acidità rocciosa i Nostri hanno superato di certo per originalità Black Angels o Black Mountain.
Meno interessante negli episodi, ma più suggestivo nello scorrere del suo flusso, "Lonerism" riesce ad essere un apprezzabile seguito del disco precedente, sebbene a conti fatti contenga più variazioni sul tema che temi veri propri, più accenni che compimenti.