Martina, Mina e Veronica sono le TreesTakeLife, ed insieme esordiscono sulla lunga distanza con “Roll Sound And…Action!”, lavoro che ripesca una parte di materiale già pubblicato ed una buona frazione di materiale inedito, per confezionare un disco assai abbondante nei contenuti… in termini meramente numerici, si intende.
Già, perché le TreesTakeLife sono votate con incredibile passione all’indie pop acustico, minimal-piccino picciò, di quello che odora di pastelli a cera e camerette molto colorate ripiene di decori e lampade vintage, confortevoli stanze in cui suoni dolci e zuccherosi dipingono con serena armonia gli estatici momenti di veglia in attesa delle fate. Esteticamente, oltretutto, sono perfette in quello che fanno…decisamente meno, invece, nel livello qualitativo generale della proposta musicale. Ora: se nemmeno le Amiina sono ancora riuscite a confezionare un disco di questo genere convincente dall’inizio alla fine dopo due tentativi che vanno dal discreto al sufficiente, con anni passati accanto ai Sigur Rós (e non quelli di “Valtari”) e con l’Islanda fuori dalla finestra a conferire atmosfera ed ispirazione, difficile sarà che l’alloro del trionfo spetti alle TreesTakeLife, oltretutto se ci troviamo per le orecchie un disco che, arrivati a “Charlie Takes A Ride On The Moon”, ha già detto tutto quello che aveva da dire, e da lì ha ancora dodici (!!!) pezzi in scaletta. Il problema dei brani che si ritrovano su questo inciso è che molti di essi scritti con piglio decisamente troppo improvvisato ed artigianale, tanto che uno studio maggiore della linea melodica ed una ricercatezza più ficcante in sede di arrangiamento avrebbero assai giovato, se non altro conferendo l’elemento che più manca al disco: la malizia, o l’incantesimo che genera fascino.
In un panorama sonoro tutto troppo uguale a se stesso ed autoreferenziale, le TreesTakeLife falliscono quindi per eccessiva dolcezza e scarsa fantasia di fondo. Per una band che si prefigge di farci volare in mondi immaginari e grandemente variopinti all’interno del nostro grigio quotidiano, la lacuna, converrete, è di quelle fatali.