Una sfrontata Harley che si immette prepotentemente in autostrada dove, aprendo il gas al limite, dà il massimo delle proprie prestazioni sprigionando rabbia e grinta: “Flesh & Blood” è il biglietto da visita con cui i Poison si ripresentano agli albori del 1990, quando l’hair metal cavalca ancora l’onda che dopo qualche anno si infrangerà contro lo scoglio del grunge.
Certamente ai Poison la sfrontatezza non è mai mancata: esordiscono nel 1986 con il classico commerciale disco d’esordio quale fu “Look What The Cat Dragged In”, seguito due anni dopo dal più concettuale “Open Up And Say...Ahh!”, esprimendo tutta l’energia che avevano in corpo. Quattro ragazzacci dalla chioma avvenente e dalla carica esplosiva, che tra coreografie acrobatiche, fumogeni colorati e occhiate provocanti entrano col botto nella scena dello sleaze-metal velato di cenni pop-rock: “Flesh & Blood” è anche la grande prova che rappresenta idealmente, per ogni band, il terzo album della carriera. Prova superata brillantemente, dal punto di vista del sound e dei contenuti: l’album è coinvolgente dal punto di vista umano e accattivante da quello prettamente musicale: l’overtoure (affidata a “Valley Of Lost Souls” e l’omonima “Flesh & Blood”) è di forte impatto, ma dai ritornelli corali si avverte subito il distacco dai toni più festaioli dei primi due album, i classici sprazzi glam si fondono a timidi tocchi di blues e memorabili ballate come “Life Loves A Tragedy” e la toccante “Something To Believe In”. Inoltre l’opera racchiude in sé l’esperienza maturata nei primi 4 anni di attività della band, spesso spalla nei live di mostri sacri dell’hard rock a cui sono tutt’oggi accostati, ovvero Def Leppard, Bon Jovi, Faster Pussycat, Kiss e Aerosmith.
“Flesh & Blood”, curatissimo sotto l’aspetto tecnico, dal sound più potente e crudo, meno “pop” rispetto ai dischi precedenti, è sicuramente legato ai due album d’esordio: tutti e tre contengono essenzialmente lo spirito glam dell’epoca, ed insieme rappresentano una trilogia di presentazione completa, ma questo terzo disco è il più consistente, immaginato come un decorato architrave sorretto da due colonne che idealizzano i due primi album. La grande svolta dal punto di vista del sound e dei contenuti verrà poi attuata dal successivo “Native Tongue”, pubblicato nel 1993 e prontamente affogato dall’ ondata grunge e dai disaccordi all’interno della band, che ritornerà sui palchi solo dal 2000, nettamente ridimensionata come del resto tutte le altre band dello stesso genere.
“Flesh & Blood” merita davvero di essere ascoltato. È l’album completo che racchiude l’energia festaiola degli ultimi anni ’80, rivolta e riadattata al grande decennio di cambiamento che rappresentano gli anni ’90. Un album in cui lo stile Poison graffia l’animo non solo con riff caratteristici, irriverenza e cori d’effetto, ma anche con ballate di successo, malinconiche e dolciastre, e specialmente con brani che appassionano, in cui si raccontano storie che si concludono sempre con un lieto fine. Il messaggio dei Poison è ben chiaro: divertirsi, divertire, vivere a ritmo di rock’n’roll, o meglio, a ritmo di “Unskinny Bop”, ricordando che la vita va avanti (“Life Goes On”), cavalcando il vento (“Ride The Wind”) e solcando metaforiche vallate (“Valley Of Lost Souls”), e, nella vita di tutti i giorni, ognuno ha sempre qualcosa, un valore, un sentimento, a cui aggrapparsi e a cui credere (“Something To Believe In”).