Dropkick Murphys
Signed & Sealed In Blood

2013, Born And Bred Records
Punk/Folk Rock

Finché la barca va... i Dropkick Murphys la lasciano andare!
Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 11/01/13

Come annunciato qualche mese fa, puntuale come il proverbiale orologio svizzero (anche se sarebbe meglio dire irlandese) è in arrivo il nuovo album di bostoniani Dropkick Murphys, che col loro carico di punk rock vecchia scuola mescolato alle influenze irlandesi delle loro radici da ormai quasi vent'anni guidano le così dette band celtic punk, portandone alta la bandiera assieme ai colleghi della West Coast Flogging Molly. La tradizione del celtic punk, iniziata molto prima dei Dropkick Murphys, continua quindi con “Signed & Sealed In Blood”, album che apre il 2013, si può dire, col botto. L'ottava fatica degli otto bostoniani è perfettamente in linea con le precedenti, forse per certi aspetti più punk e meno folk, ma si capisce che la direzione ormai intrapresa è questa e rimarrà tale ancora per qualche tempo.

L'inizio corale di “The Boys Are Back” ci porta direttamente nel mood giusto per l'ascolto di questo full-length, un mood allegro e spensierato, distante da quello più cupo dei primi album. Pare quasi che, sbollita la rabbia della gioventù, i Dropkick Murphys si siano non esattamente seduti ma quanto meno abbiano deciso di sistemarsi in una dimensione più placata ma non per questo meno punk, fatta di melodie in stile folk irlandese slegate dalla tradizione e più personali. Esempio lampante di questo cambiamento è “Rose Tattoo”, brano che è entrato a far parte della scaletta live da qualche mese: la lunga ballad che troviamo in terza posizione nella tracklist dopo un brano movimentato come “Prisoner's Song”) è già da tempo inserita nelle setlist dei live, quindi non è un pezzo completamente nuovo, ma resta di forte impatto, decisamente ben costruita, basata su un semplice giro di banjo (registrato da Winston Marshall dei Mumford & Sons) che ne compone la colonna portante. Assieme al testo struggente troviamo anche uno splendido coro finale, quando improvvisamente la canzone prende ritmo e finisce, si può dire, col botto, introducendo “Burn”, altro brano movimentato che senza dubbio entrerà tra i pezzi forti dei live.


E fin qui tutto bene. Il problema, che poi chiamarlo problema è esagerato, è che “Signed & Sealed In Blood” è il solito album dei Dropkick Murphys. Bello, divertente, scanzonato, adattissimo a pogare anche con il muro se proprio siamo in vena e siamo soli in casa, ma è la stessa formula da molto tempo. Certro, “The Season's Upon Us”, una canzone natalizia sui generis, spezza un po' la “monotonia”, ma resta il fatto che ormai da quasi dieci anni abbiamo a che fare sempre con lo stesso sound. In continua evoluzione, sempre sopra la media del genere di molti gradini, ma pur sempre lo stesso.

Non si sa quanto i Nostri potranno andare avanti su questa strada, e forse sarebbe ora di prendere una direzione un po' diversa, tanto per movimentare un po' le cose ed uscire dalla formularità, finché funziona e finché i lavori dei Dropkick rimangono di ottima qualità, come negli ultimi anni.





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