Evadere dal proprio mondo, dalla realtà e dalla solita routine. Non occorre pensarci sopra un secondo di più: ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha voluto o anche solo sognato di scappare lontano, abbandonare la propria monotonia, liberare il proprio essere. Questo dovrebbe essere un sogno, un bel sogno... e dietro “The Great Escape”, secondo inciso dei tedeschi A Life Divided, aleggia la stessa idea - strutturalmente un po’ contorta, ma già ben chiara a partire dal titolo.
Dopo l’esordio con “Passenger”, che non aveva certo fatto gridare al miracolo, i Nostri ci presentano la loro seconda prova, sempre ben saldata ad un electro-rock che vorrebbe tanto sfiorare le acque di quella sorgente musicale chiamata Depeche Mode, soprattutto per quanto riguardo il lato elettronico. Il risultato però è lontano dalle aspettative generali, tant'è che l'insieme (soprattutto nell'uso della voce) rimanda ai Linkin Park o all’appeal orecchiabile dei biondissimi The Rasmus e, perché no, alla meccanicità dei meno conosciuti Omega Lithium (naturalmente in versione maschile, provate a sentire “The Lost”) per quanto riguarda le “emozioni”.
Dopo aver premuto play, scompare la sensazione di suddivisione tra una traccia e l'altra ed emerge il primo difetto dell'opera; i tredici pezzi in scaletta potrebbero tranquillamente essere un'unica lunga traccia. La struttura delle canzoni è così semplice che non servono ripetuti ascolti per capire che cosa si ha davanti: si passa dal ritornello ruffiano di “Clouds Of Glass” all’ispirazione chiaramente tedesca e filo-Rammstein - imitazione mal riuscita, tra l’altro - di “Game Over”. Le cose vanno un po' meglio con la semi-lenta “Feel”, che suona ruffiana ma si fa ricordare per un synth particolarmente oscuro. L’intro e i vocalizzi femminili semi-orientali di “Foreign Rain” fanno presagire qualcosa di buono e, nonostante manchino i presupposti per gridare al miracolo, riusciamo comunque ad apprezzare la traccia. Dopo un volo nello spazio alquanto fittizio (“Space”), l’ultima traccia rappresenta per certi versi una sorpresa, ma nonostante i delicati timpani risuonino nella stanza sorge spontanea una domanda: qual è la vera essenza, l’impronta artistica di questi A Life Divided?
Le coordinate degli A Life Divided vanno necessariamente reimpostate: se per una band, da un lato, è giusto avere dei punti di riferimento, dall'altro è d'obbligo saper andare oltre le proprie ispirazioni, senza spacciare il proprio sound per qualcosa di originale. Soprattutto quando la materia prima è troppo povera.