Crashdiet
The Savage Playground

2013, Frontiers Records
Hard Rock

Recensione di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 18/01/13

Se la fiamma del Glam Metal che spopolava a cavallo degli anni ’80 e ’90 continua ancora oggi ad ardere lo si deve a band che fanno del rock sporco e selvaggio il loro unico credo ed hanno saputo far rivivere un genere che con l’avvento del grunge sembrava essere tramontato per sempre. I Crashdiet sono certamente uno dei gruppi di punta nella nuova esplosione del movimento nell’ultimo decennio e la formazione svedese è stata in grado di risollevarsi più volte superando ostacoli anche troppo grandi per non pensare ad un accanimento divino.

Dopo la pubblicazione di “Generation Wild” nel 2010 i Crashdiet hanno trovato finalmente un po’ di pace e stabilità, tanto che per la prima volta in carriera sono riusciti a lavorare a due album consecutivi con la stessa line-up. Ecco allora che il nuovo “The Savage Playground” porta ancora le firme di Simon Cruz, Martin Sweet, Peter London ed Eric Young, quattro ragazzi con la stessa passione per il rock graffiante e selvaggio che ha i propri punti di riferimento in band come Guns n’ Roses, Motley Crue, Skid Row, Poison ed Hanoi Rocks. Il quarto disco del gruppo di Stoccolma poggia su riff potenti e ritornelli destinati a rimanere in testa; come sempre la melodia gioca un ruolo primario nella musica dei Crashdiet e da questo punto di vista siamo ormai abituati davvero bene. Quando Simon Cruz e compagni compongono nuove canzoni sai perfettamente cosa aspettarti e sai anche che difficilmente rimarrai deluso. “The Savage Playground” è l’ennesimo album di buonissimo livello pubblicato dal quartetto scandinavo, che sceglie di iniziare col botto scatenando in successione l’ottima “Change The World”, il singolo esplosivo “Cocaine Cowboys” ed i travolgenti refrain di “Anarchy”. Ritmo, potenza e melodia danno una marcia in più a brani come “Circus”, “Sin City”, “Drinkin’ Without You” e “Damaged Kid”, dove emerge il gran lavoro del chitarrista Martin Sweet e la tagliente ugola di Simon Cruz che si presta a meraviglia per le caratteristiche del genere. Il CD si conclude con l’interessante “Garden Of Babylon”, canzone che accosta con felicità l’hard rock a sonorità orientali che catapultano nell’antica capitale mesopotamica, la stessa che si può scorgere in lontananza sull’artwork dell’album dove si staglia nel cielo l’imponente torre di Babele.

The Savage Playground è il nostro parco giochi, è l’inizio e la fine, è il luogo dove ci cibiamo e rigeneriamo”, così Martin Sweet ha voluto spiegare l’ultimo album dei Crashdiet. Ed è una buona frase per capire l’essenza della band e la sua musica. Il full-length numero quattro dell’ormai ultradecennale carriera del gruppo svedese è un altro convincente tassello di un mosaico che sta diventando sempre più ricco e splendente. Chi ama il lato più selvaggio e glam dell’hard rock non può che amare anche i Crashdiet, una delle formazioni che meglio ha contribuito a far risorgere l’epopea del Sunset… anche se qualche migliaio di chilometri più ad est. 




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool