Il risultato è senza dubbio positivo. Il caro vecchio Jorn riesce nell’impresa e sforna un album che già dal primo ascolto si imprime nella memoria. Sulla scia di episodi più o meno recenti, si potrebbe pensare che le orchestrazioni siano un arma a doppio taglio - ricordiamo la strabordante ultima uscita della rossa Simone e dei suoi Epica - ma non è certo questo il caso. Le canzoni mantengono la propria anima iniziale e gli arrangiamenti aggiuntivi sembrano rispettare ognuna delle quattordici canzoni; particolari degni di nota sono inoltre l’ispirazione e le influenze di cui il nostro Jorn sembra essersi appropriato durante le apparizioni in vari progetti paralleli, tra i quali compaiono gli Avantasia di Tobias Sammet e la collaborazione oramai giunta al terzo album con Russel Allen dei Symphony X.
Variopinto, questo è uno degli aggettivi sicuramente riconducibili a questo lavoro. “I Came To Rock”, prima traccia ci presenta un intro apocalittico che con grande maestria esplode in un chorus che non sfigurerebbe assolutamente in un teatro come opener di un musical. Altra vera sorpresa è la seconda traccia, che ripercorre quello che Jorn aveva voluto fare con l’album-dedica “Dio”, in memoria del compianto Ronnie James Dio; la canzone sembra risvegliarsi di colpo dopo aver dormito per secoli e secoli su un vinile vecchio ed impolverato, senza esser mai stata ascoltata, e riesce a rivivere nella memoria e nel tempo attraverso un azzeccatissimo arrangiamento che sembra riportare in vita quel grande cantante che era Ronnie. “The World I See” rappresenta forse l’anima più malinconica dell’album, ma dietro le apparenze c’è anche una bomba pronta a esplodere: di emozioni però (“What is wrong in this world I see? Why can’t we live here peacefully? Blinded in this labyrinth of hate… Life is bleeding from losing fate”). “Burn Your Flame” e “Man Of The Dark” sono alimentate dalla stessa rabbia, ma è soprattutto la prima, attraverso un ritornello incalzante, a restare impressa. Un album a questo punto potrebbe perdere smalto, potrebbe risultare noioso... Nossignore, la tripletta composta da “Time To Be A King”, la lenta e semi-acustica “Black Morning” e “Like Stone In The Water” (riesumata dalle bonus track di “Lonely Are The Brave”) sembrano proprio rappresentare il buono, “il brutto” e il cattivo, mentre le successive “Vision Eyes” e “War Of The World” vorrebbero condividere lo stesso universo, soprattutto negli incipit e nei ritornelli - scelte che sembrano renderle canzoni “gemelle”, forse una scelta voluta all'interno della tracklist.
Nonostante le prolifiche uscite discografiche, il nostro Jorn non perde un colpo e, da artista navigato qual è, riesce nuovamente a conquistarci... L’unica pecca, se così possiamo definirla, è la mancanza di un vero e proprio ospite ma - perdonateci la scoperta dell'acqua calda - le canzoni e la voce di Jorn bastano e avanzano per fare di questo “Symphonic” un ottimo acquisto.