Un nuovo inizio. Con questa altisonante promessa i Nosound aprono i battenti del nuovo “At The Pier”, EP di sole tre tracce al quale viene affidato il compito di anticipare di qualche mese l'uscita di un quarto studio album di cui ancora non conosciamo i dettagli.

Nessun accenno di evoluzione, nessuna pennellata atipica sulla tela dei Nostri; le sfumature che corroborano la sua solida base ambient atmosferica del progetto sono quelle di sempre – spettrale post-rock da una parte e carezzevole new-prog dall'altra. La scuola scandinava (Sigur Rós) incontra il romanticismo inglese (Porcupine Tree), mentre il cuore pulsante della band è tutto italiano, e porta il nome di Giancarlo Erra – da qui un senso di malinconia posato, mai soverchiante, tipicamente mediterraneo, e una pronuncia del tutto peculiare che andrebbe forse rivista in virtù di un crescente interesse attorno ai prodotti che sfoggiano con grande orgoglio il prestigioso marchio Kscope.

Con queste premesse alla mano e le emozioni sparse tra gli anfratti di “Lightdark” e “A Sense Of Loss” ancora vivide nella nostra memoria, l'effetto suscitato dall'EP è quello disturbante di un déjà-vu: i flussi di “A New Start” e “The Anger Song” sono troppo placidi, derivativi, arrendevoli, e il solo elemento-novità rappresentato da Chris Maitland (già batterista di Porcupine Tree e Blackfield) rimane tristemente in penombra, tanto da risultare a malapena percettibile. L'unico breve afflato vitale è quello del violoncello dell'ospite Marianne De Chastelaine, protagonista nel finale di quelle “Two Monkeys” solitarie, come le barchette di legno abbandonate sulla copertina.

Lungi da noi parlare di “passi più lunghi della gamba”, ma di fronte a promesse così goffamente infrante gli entusiasmi si smorzano e i cuori si ribellano, nella speranza di poter essere nuovamente accontentati.